Sulle unioni civili i politici hanno dato il peggio di sé
Se il principio è l’amore allora devono essere riconosciute anche le unioni tra cane e padrone. Ci si chiede se la palma per la battuta più indecorosa debba andare a Carlo Giovanardi o al cinquestelle Umberto Airola, che si è rivolto all’assemblea del senato con un sonoro “Andate tutti affanculo”.
Chiamare dibattito quello che si è svolto la sera del 25 febbraio in senato sulle unioni civili è ovviamente un eufemismo. Era un circo di insulti, battutacce di pessimo gusto e di dichiarazioni fasulle come quella di Matteo Renzi: “Ha vinto l’amore”.
Tutti vincitori
Alla fine, dopo settimane di trucchi e trucchetti parlamentari, valanghe di emendamenti e supercanguri saltellanti si dichiarano vincitori anche quelli che certamente non lo sono. Come Monica Cirinnà: “Abbiamo portato a termine una battaglia storica”. Tutti vincitori nel segno dell’amore: i cattolici centristi, la sinistra Pd e il gruppo del forzista dissidente Denis Verdini che ha sostenuto il governo Renzi, “ma senza essere decisivo”, come precisa il capogruppo Zanda. È ovvio che una legge come quella varata al senato poteva essere approvata un anno fa senza nessun problema.
II fenomeno dei voltagabbana questa settimana ha raggiunto il record di 250 parlamentari
Ma siccome il parlamento italiano si sta trasformando progressivamente in un circo in cui senatori e deputati sono contemporaneamente protagonisti e spettatori, ognuno cerca di dare il meglio di sé. Settimane di tatticismi, lacerazioni finte e reali e battute goliardiche come quella dell’ex berlusconiano Marcello Villari: “Andrebbe stabilita per legge anche la liceità del matrimonio a tre”. “Abbiamo impedito manovre contronatura”, gioisce Angelino Alfano, appena indagato dalla procura di Enna per il trasferimento a sorpresa del prefetto.
Ora il dibattito si sposta su come considerare il gruppo dei verdiniani, i cui 18 voti non sono stati decisivi: “organico alla maggioranza” o no? Secondo Pier Luigi Bersani “si apre un problema grande come una casa”. Per Forza Italia (o quello che è rimasto del partito di Berlusconi) Renzi dovrebbe salire immediatamente al Quirinale. Per Marco Travaglio è più che ovvio che c’è una nuova maggioranza.
Come se in questo parlamento travagliato che pullula di transfughi che hanno cambiato partito anche più volte esistesse ancora una netta linea rossa che divide la maggioranza dall’opposizione. Un parlamento che è espressione di uno dei mali peggiori della politica italiana: un trasformismo galoppante che si coagula attorno a sigle come Ala, Gal, Al-L oppure CoR, mai scelte da nessun elettore e sconosciute ai cittadini.
II fenomeno preoccupante dei voltagabbana questa settimana ha raggiunto il record mai visto di 250 parlamentari. La fedeltà al proprio partito ha la stessa sorte di quella tra conviventi: è stralciata. In attesa di tempi migliori. E ovviamente per cattolici convinti come Alfano è tutt’altro che contronatura. Anzi: è un elemento integrale della pessima politica che abbiamo visto l’altro giorno al senato.