Il 28 marzo la giustizia belga ha rilasciato per mancanza di prove Fayçal Cheffou, l’uomo sospettato di essere il terzo componente del commando responsabile dell’attacco all’aeroporto di Zaventem – il misterioso uomo con la giacca chiara e il cappello nero che appare insieme ai kamikaze in un filmato della videosorveglianza. Secondo gli inquirenti, l’uomo senza nome ha lasciato l’aeroporto dopo che la bomba che trasportava sul carrello non è esplosa. La bomba in seguito è stata fatta brillare dagli artificieri.

Cheffou era stato riconosciuto dal tassista come uno dei tre uomini che aveva accompagnato da un appartamento di Schaerbeek all’aeroporto, dove due di loro si sono fatti saltare in aria il 22 marzo. Nel covo sono stati poi trovati esplosivi e detonatori.

Cheffou era stato poi avvistato nelle vicinanze della fermata della metropolitana di Maelbeek, sempre a Bruxelles, poco dopo che l’altro kamikaze si era fatto esplodere. Il 24 marzo era stato arrestato insieme ad altre due persone in un’automobile posteggiata davanti alla procura federale di Bruxelles. Cheffou, liberato perché in possesso di un alibi, resta indagato per “partecipazione alle attività di un gruppo terrorista”, strage e tentata strage terroristica. Le due persone arrestate insieme a lui erano state rilasciate sabato 26 marzo.

L’inchiesta in corso ha fatto emergere importanti lacune in materia di comunicazione tra servizi di polizia europei

Secondo Le Soir Cheffou era stato riconosciuto anche da un agente che alcuni mesi prima lo aveva allontanato su richiesta del sindaco di Bruxelles dal campo profughi della capitale dove, spacciandosi per un operatore umanitario, cercava di reclutare per il jihad dei richiedenti asilo. Cheffou era stato oggetto di diverse denunce da parte dei volontari che lo descrivevano come un “fomentatore di disordini” che “tentava di infiltrarsi nel campo profughi” e di “allontanare i rifugiati musulmani dagli operatori umanitari”.

La Libre aggiunge che Cheffou conosceva un impiegato dell’aeroporto – che però era al suo posto di lavoro quando sono scoppiate le bombe a Zaventem – e che era in contatto con diverse persone che conoscevano direttamente gli autori degli attentati di Bruxelles e di Parigi, come Mohamed Abrini e Salah Abdeslam. Il giornale precisa però che “potrebbe trattarsi di una coincidenza, poiché a Molenbeek Abrini e Abdeslam sono conosciuti da molti giovani cresciuti con loro”.

Cheffou aveva dei precedenti penali per un furto, avvenuto nel 2012, di materiale della polizia di Molenbeek, il quartiere da dove sono partiti gli autori degli attentati di Parigi di novembre scorso. Nel 2014 aveva postato un video su YouTube nel quale sosteneva di essere un giornalista indipendente. Poco dopo il suo arresto la polizia ha perquisito la sua casa, ma non ha trovato né armi né esplosivi. Inoltre, anche le impronte digitali e le tracce di dna trovate sul carrello a Zaventem non sono risultate le sue.

Resta quindi il mistero su chi sia il terzo uomo dell’aeroporto. L’inchiesta in corso ha consentito di arrestare diverse persone collegate agli attentati del 22 marzo e ha fatto emergere importanti lacune in materia di comunicazione e scambio di informazioni tra servizi di polizia europei e all’interno dello stesso apparato di sicurezza belga, oltre a una scarsa conoscenza delle reti jihadiste in Belgio e Francia, in parte a causa dell’estrema difficoltà a infiltrarle.

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