(Bettye LaVette)

A volte, quando le idee per aggiornare il blog latitano, qualcuno ti viene in soccorso. A risolvere la mia sindrome della pagina bianca di questa settimana ci ha pensato il mio collega Alberto Notarbartolo, che mi fatto ascoltare una cover di Everything is broken, pezzo di Bob Dylan datato 1989, cantata da Bettye LaVette.

Il brano fa parte dell’ultimo disco della cantante statunitense, Thankful n’ thoughtful. Una bella raccolta di omaggi ad artisti come Tom Waits, Sly & The Family Stone, Neil Young, Black Keys, Pogues e altri. I pezzi sono uno più bello dell’altro, non scherzo.

Bettye LaVette, un tempo

loser del soul vissuta nell’ombra di Aretha Franklin ed Etta James, sta vivendo da diversi anni una seconda giovinezza artistica anche grazie alla Anti-Records. E [non è la prima volta][1] che fa un disco di sole cover. Ma del resto, come [ha scritto Hal Horowitz][2], è una donna che “porta le canzoni in posti che era impossibile immaginare prima”.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Insomma, questo disco è davvero consigliato. Sia per avvicinarsi alla voce della LaVette, se come me non siete degli esperti di soul, sia per scoprire qualche perla nascosta nella tracklist. Mi concedo un piccolo consiglio: dopo aver ascoltato I’m not the one è difficile scegliere tra l’originale dei Black Keys e la versione di Bettye.

Ascoltando la “nuova” Everything is broken, mi è venuta in mente una cosa. Da fan del cantautore di Duluth, di solito non mi piace sentire una sua canzone interpretata da altri. Ma ci sono delle eccezioni, come nel caso di Bettye LaVette. Ecco una lista delle cover di Dylan che mi sono piaciute di più. Ho volutamente omesso qualche caso illustre. Se non si scontenta qualcuno, non c’è gusto. E si accettano critiche e suggerimenti, ovviamente.

  • Jimi Hendrix, All along the watchtower. Uno dei rarissimi casi in cui la cover è molto più bella dell’originale. Lo stesso Dylan dopo aver sentito questa versione ha cambiato l’arrangiamento del pezzo dal vivo.

  • Them, It’s all over now baby blue. I Them erano il primo gruppo di Van Morrison. E tutto, sottolineo tutto, quello che Van Morrison tocca si trasforma in oro.

  • 16 Horsepower, Nobody ‘cept you. Questa canzone di Dylan è mezza sconosciuta. I 16 Horsepower hanno deciso di prenderla e trasformarla in un inno cupo, disperato e meraviglioso.

  • Calexico e Jim James, Goin’ to Acapulco. Dalla colonna sonora di un grande film di Todd Haynes, un omaggio toccante.

  • Kula shaker, Ballad of a thin man. Perché sono un fan della band di Crispian Mills. E perché penso che lui sappia interpretare Bob.

  • Bryan Ferry, Just like Tom thumb’s blues. Bryan Ferry non è solo un grande artista, ma anche un grande dylanologo.

  • Kesha, Don’t think twice, it’s alright. Kesha chi? Questa Kesha? Esatto, proprio lei. Eppure questa è una cover coi fiocchi. Della serie: chi se lo aspettava.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it