(Noel Gallagher, Facebook)
Il 29 maggio Noel Gallagher, fondatore e principale autore delle canzoni degli Oasis, compie 47 anni. Noel Thomas David Gallagher è nato nel 1967 a Longsight, un quartiere di Manchester. Nel 1991 è entrato a far parte dei Rain, la band in cui cantava suo fratello Liam. Diventato chitarrista e unico compositore della band, ha deciso di chiamarla Oasis. È soprannominato “the Chief” (il Capo).
Con gli Oasis Noel Gallagher ha registrato sette album, scrivendo quasi tutte le canzoni. Nell’agosto del 2009, dopo un litigio con il fratello Liam nel backstage del concerto di Parigi, Noel [ha deciso di lasciare gli Oasis][1], che a quel punto si sono sciolti. Liam ha deciso di fondare i [Beady Eye][2] con i reduci della band. Noel invece ha deciso di correre da solo. Nell’ottobre del 2011 ha pubblicato il suo album d’esordio da solista [Noel Gallagher’s High Flying Birds][3].
Per fargli gli auguri, ho scelto sette sue canzoni che ha scritto, e cantato, con gli Oasis. E ne ho scelta una dal suo unico, finora, album solista.
Sad song
Traccia “fantasma” inclusa nel vinile di Definitely maybe, il primo disco degli Oasis, [che compie vent’anni][4] proprio nel 2014. È una canzone acustica, molto semplice e toccante. Il lato intimista della band di Manchester.
Don’t look back in anger
Scelta scontata, ma imprescindibile. Don’t look back in anger è forse la più bella canzone degli Oasis, una ballata pop senza tempo che insieme a Wonderwall ha decretato il successo di (What’s the story) morning glory? L’introduzione con il pianoforte è copiata pari pari da [Imagine][5] di John Lennon. Ma il resto funziona alla perfezione.
Half the world away
Lato b del singolo Some might say. Un altro numero acustico con accenni folk. La melodia è ispirata a [This guy’s in love with you][6] di Burt Bacharach. Lo ha ammesso lo stesso Noel, che spesso ci ha abituato a brutali scopiazzature. Una piccola curiosità: è la canzone degli Oasis preferita di [Paul Weller][7].
The masterplan
Altro lato b, stavolta del singolo Wonderwall. È forse il pezzo più bello tra quelli esclusi dai dischi degli Oasis. Non a caso ha dato il titolo all’[omonima compilation][8], pubblicata nel 1998.
Where did it all go wrong?
Settimo brano del disco più sottovalutato degli Oasis, Standing on the shoulder of giants. Forse l’ultimo album bello registrato dai fratelli Gallagher, prima di avviarsi verso un lento e inesorabile declino.
The importance of being idle
Quando Noel Gallagher azzecca una melodia è difficile togliersela dalla testa. Ecco un esempio perfetto. Divertente, pur nella sua semplicità, anche il testo. Un elogio appassionato della pigrizia come stile di vita.
Falling down
Canzone un po’ distante dagli strettissimi canoni strofa-ritornello-strofa degli Oasis. E proprio per questo apprezzabile. Uno dei pochi brani riusciti in Dig out your soul, l’ultimo disco pubblicato dalla band inglese prima di sciogliersi.
Everybody’s on the run
Con il suo primo album solista, paradossalmente, Noel Gallagher ha deciso di tornare alle origini. Ballate dal cuore acustico, arricchite da parti orchestrali. L’ispirazione, per fortuna, è tornata su buoni livelli. Questo è il brano che apre il disco.
Giovanni Ansaldo lavora a Internazionale. Si occupa di tecnologia, musica, social media. Su Twitter: @giovakarma
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