*L’amministratore delegato della Apple Tim Cook, a sinistra, insieme agli U2, il 9 settembre 2014. (Stephen Lam, Reuters/Contrasto) *
“U2 has pulled a Beyoncé”, hanno scritto diversi siti statunitensi dopo che il 9 settembre il gruppo irlandese ha pubblicato il nuovo album, Songs of innocence, gratis su iTunes.
L’espressione “to pull a Beyoncé”, nel mondo musicale, è ormai usata per definire l’uscita a sorpresa di un album. E deriva proprio dalla cantante statunitense, che nel dicembre 2013 distribuì il suo disco BEYONCÉ su iTunes senza alcuna promozione, annunciandolo semplicemente attraverso i suoi social network ufficiali. Il modo di distribuire la musica ormai è cambiato, questo lo sanno anche i sassi. Il successo clamoroso del disco di BEYONCÉ un anno fa (829mila copie nei suoi primi tre giorni) più che dimostrarlo, l’ha confermato.
Il nuovo album degli U2 ora è disponibile su iTunes in 119 paesi, per mezzo miliardo di persone. La Apple l’ha definita “la più grande pubblicazione di un disco della storia”. L’album sarà scaricabile gratuitamente fino al 13 ottobre, prima di essere messo in vendita in tutti i negozi in forma fisica.
Musica e marketing. Gli U2 e la loro casa discografica, la Universal, però non hanno esattamente “regalato” il disco. Come fa notare il [Wall Street Journal][3], la Apple ha semplicemente pagato per avere l’esclusiva sull’album per un mese. Per la Universal è un bel colpo: l’etichetta avrà un alleato forte per promuovere Songs of innocence e, dettaglio da non trascurare, per promuovere tutti gli altri album della band. Non dimentichiamoci che le ristampe e i cataloghi d’archivio vendono ancora tanto, come dimostrano i recenti dati sui [Led Zeppelin e gli Oasis][4]. Altro dettaglio da non trascurare: tutta l’operazione potrebbe fare pubblicità al nuovo tour degli U2, che comincerà probabilmente nel 2015.
Insomma, dal punto di vista del marketing la mossa sembra azzeccata. Anzi, a giudicare da come si è impallato l’iTunes store nelle prime ore dopo l’annuncio, ha già funzionato. Ma per i puristi della musica l’alleanza tra gli U2 e la Apple non è una grande notizia. Songs of innocence non ha niente a che fare con lo spirito di In rainbows, il disco [pubblicato dai Radiohead][5] “a offerta libera” nel 2007. Quello era un vero atto di ribellione contro le major del mercato discografico, la rivendicazione di una band che decide di gestire la sua musica come vuole. Senza dover andare a braccetto con la Apple.
Com’è il disco? Presi dal dibattito su iTunes, ci siamo quasi dimenticati che stiamo parlando di un album di una delle band più importanti della storia del rock. Premessa d’obbligo: il parere non è definitivo, visto che il disco è disponibile per l’ascolto solo da qualche ora.
Songs of innocence, frutto di quasi quattro anni di lavorazione, è stato prodotto quasi tutto da Danger Mouse, ma alle canzoni hanno lavorato anche Paul Epworth, Flood, Ryan Tedder e Declan Gaffney. Il disco si apre con il rock da stadio di The miracle (Of Joey Ramone), brano dedicato a uno dei padri del punk. Spiccano le chitarre energiche, e un po’ sporche, di The Edge e i soliti “oh-oh” di Bono Vox. Un buon singolo, ma niente di esaltante.
Il secondo brano, Every breaking wave, cita With or without you. Una canzone discreta, ma scritta con il pilota automatico.
Quello che non convince, come da qualche anno a questa parte, è la ricerca forzata del ritornello orecchiabile, che spesso rovina pezzi cominciati con il piglio giusto come Song for someone e This is where you can reach me now. I momenti migliori, non a caso, sono quelli dove l’atmosfera prevale sulla melodia: Raised by wolves è costruita su un bel riff di piano e ha un crescendo interessante. Sleep like a baby tonight, che cita il maestro Brian Eno e sembra uscita da Zooropa, è finalmente un bel pezzo, che valorizza la voce di Bono.
Il pop di California (There is no end to love) funziona grazie a un bel tappeto di tastiere e a un’atmosfera rilassata. E Cedarwood road, dove gli U2 giocano a fare i[ Black Keys][6], ha il pregio di rimescolare le carte. Nella ballata orchestrale che chiude l’album, The troubles, spunta anche la voce della cantautrice svedese Lykke Li. Un finale raffinato, ma inoffensivo.
Ripeto, siamo solo ai primi ascolti. Però, l’impressione è che Songs of innocence sia un disco debole. La produzione di Danger mouse è ottima: compatta il suono degli U2, rendendolo più attuale e al tempo stesso vicino alle loro radici new wave. Ma, più che esaltare le qualità dei brani, gli arrangiamenti ne nascondono le debolezze. Insomma, in Songs of innocence non ci sono canzoni all’altezza degli U2.
Giovanni Ansaldo lavora a Internazionale. Si occupa di tecnologia, musica, social media. Su Twitter: @giovakarma
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