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Il Regno Unito ha votato per uscire dall’Europa

Nel referendum di giovedì 23 giugno, il 51,9 per cento dei britannici ha detto di voler lasciare l’Unione europea, contro il 48,1 per cento che preferirebbe restare. Il premier David Cameron ha annunciato le sue dimissioni entro ottobre.

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Dieci canzoni per sopravvivere alla Brexit

I Sex Pistols durante un concerto a San Antonio, negli Stati Uniti. (Richard E. Aaron, Redferns/Getty Images)

Magari non lo sapete, ma il 23 giugno è successa una cosa grossa: i cittadini del Regno Unito hanno votato a favore dell’uscita dall’Unione europea. E non è una buona notizia. Per prepararci ai tempi duri che ci aspettano, conviene rifugiarsi nella musica. Ho messo insieme una piccola playlist, con l’aiuto del mio collega Andrea Pipino.

Sex Pistols, Anarchy in the U.K.
Parlando dei Sex Pistols, Bruce Springsteen ha detto: “Erano spaventosi, mettevano letteralmente a soqquadro la terra. Un sacco di gruppi erano in grado di scioccare. Ma spaventare, spaventare era un’altra cosa”. In questo momento di confusione e shock culturale per la notizia dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, viene proprio da pensare alla carica autodistruttiva di Anarchy in the U.K., a quel “non so cosa voglio ma so come ottenerlo” cantato da Johnny Rotten.

I am an anti-christ
I am an anarchist
Don’t know what I want but I know how to get it
I wanna destroy the passer by


The Specials, Ghost town
Ghost town è stata pubblicata nel 1981, durante il primo mandato di Margaret Thatcher. È una canzone di feroce critica sociale, soprattutto nei confronti del governo britannico dell’epoca. Poco lavoro, poco divertimento. Speriamo che le città britanniche non tornino a essere delle città fantasma.

This town, is coming like a ghost town
No job to be found in this country
Can’t go on no more
The people getting angry


The Kinks, The Village Green preservation society
È successo anche per la Brexit. I colletti bianchi della City non avevano fatto i conti con le province del regno, con le piccole comunità che non amano i grattacieli e preferiscono le case in stile Tudor. Ray Davies, quando ha scritto questo capolavoro del pop, invece ce le aveva bene in mente.

God save little shops, china cups and virginity
We are the Skyscraper condemnation Affiliate
God save tudor houses, antique tables and billiards


The Jam, The Eton rifles
Il college di Eton, nel Berkshire, è da sempre uno dei bersagli preferiti della lotta di classe britannica. Qui ha studiato e studia ancora oggi una bella fetta della classe dirigente del paese. David Cameron e Boris Johnson, due tories schierati su fronti opposti durante la campagna per la Brexit, hanno studiato qui. Poco distante dal college di Eton c’è Slough, una città dalla forte tradizione operaia. Nel 1978 un gruppo di studenti di Eton si è scontrato con dei manifestanti di Slough. Paul Weller ci ha scritto sopra una canzone, diventata un singolo di successo della sua ex band, i Jam.

Thought you were clever when you lit the fuse
Tore down the House of Commons in your brand new shoes
Composed a revolutionary symphony
Then went to bed with a charming young thing


Blur, Parklife
Se vivessi a Londra, per consolarmi dalla brutta notizia della Brexit mi piacerebbe rifugiarmi in un parco. Magari proprio in quello di Kensington Church Street, lo stesso che ha ispirato Parklife dei Blur. Il testo, scritto da Damon Albarn, è spassoso e ricco di ironia nei confronti dell’inglese medio.

I feed the pigeons I sometimes feed the sparrows too
It gives me a sense of enormous well being (parklife)
And then I’m happy for the rest of the day, safe in the knowledge
There will always be a bit of my heart devoted to it (parklife)


The Smiths, Panic
La leggenda vuole che Morrissey prese lo spunto per scrivere Panic dopo aver ascoltato una canzone degli Wham! alla Bbc, andata in onda pochi secondi dopo la notizia del disastro nucleare di Chernobyl. L’immagine del panico per le strade di Londra è perfetta per il nostro mondo post 23 giugno.

Panic on the streets of London
Panic on the streets of Birmingham
I wonder to myself:
Could life ever be sane again?


PJ Harvey, Let England shake
Povera Inghilterra, non te la passi mica tanto bene. Consolati con una delle più talentuose cantautrici che hai, Polly Jean Harvey. Questo è il suo disco più malinconico, un accorato omaggio alla sua madrepatria.

The west’s asleep, let England shake
Weighted down with silent dead
I fear our blood won’t rise again
Won’t rise again


The Clash, White Riot
Primo singolo dei Clash. Anno: 1977. Durata: un minuto e 58 secondi. Numero di accordi: tre. Ispirata agli scontri avvenuti al carnevale di Notting Hill nel 1976, la canzone lancia un messaggio semplice. Bianchi, fate come i neri: ribellatevi. Non so se una rivolta come quella fatta dai sostenitori Brexit sarebbe piaciuta a Joe Strummer. Probabilmente no, non ce lo vedo a bersi una birra con Nigel Farage.

Are you taking over
Or are you taking orders?
Are you going backwards
Or are you going forwards?


Joe Jackson, Sunday papers
Chi ha spinto di più la campagna per la Brexit? Chi ha provato di più a convincere l’inglese medio a votare leave? Ovviamente i tabloid. Gli stessi che Joe Jackson prende in mira in questo pezzo. Lui più che altro ce l’aveva con il News of the World. Ma il ragionamento vale anche per il Sun e il Daily Mirror.

Well I got nothin’ ‘gainst the press
They wouldn’t print it if it wasn’t true


Monty Python, Always look on the bright side of life
E comunque, a parte tutto.


Se interessa, ho fatto anche una playlist su Spotify.

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