Il nuovo singolo di Nick Cave e le altre canzoni per il weekend
Nick Cave, Jesus alone
Anche impegnandosi, nessun cantautore potrebbe assomigliare a Nick Cave. Il musicista australiano ha un approccio alla musica così totalizzante che è difficile anche solo avvicinarsi alla sua intensità, sia in studio che sul palco. È stato così fin dagli esordi con i Birthday party. Non è una sorpresa quindi che Cave abbia reagito alla tragica morte di suo figlio Arthur nell’unico modo che conosce: si è ributtato a capofitto nella musica e ha finito il disco a cui stava lavorando. Forse è per questo che Jesus alone, il primo singolo estratto dal nuovo album Skeleton tree (in uscita il 9 settembre), assomiglia molto a un’elegia funebre, nella quale il suo lutto personale (”You fell from the sky, crash landed in a field”) assume una valenza universale. Musicalmente, siamo dalle parti di Push the sky away. Il testo del brano è un pugno allo stomaco, la voce di Cave è struggente come al solito e gli archi arrangiati da Warren Ellis aggiungono un senso di minaccia incombente.
Verdena, Tanca
A volte le cose che sulla carta sembrano perfette alla prova dei fatti deludono un po’. È il caso di Split, il nuovo ep pubblicato dai Verdena e da Iosonouncane. Partiamo da un fatto: siamo di fronte a due pesi massimi della musica italiana, che ci hanno regalato album bellissimi. Detto questo, in Split c’è qualcosa che non funziona. I Verdena fanno troppo i Verdena, per esempio, aggredendo i pezzi di Incani con le loro chitarre affilate. E se questa scelta funziona in Tanca, che diventa una cupa cavalcata rock, è meno efficace in Carne, che perde l’originale atmosfera sognante. Iosonouncane invece non riesce a trasferire, come credo avesse intenzione di fare, lo spirito di Die nei brani del gruppo bergamasco e finisce per appiattire le canzoni in una psichedelia troppo cupa e statica. A prescindere dalle critiche, Split è una collaborazione coraggiosa e da ascoltare.
Motion graphics, Lense
La musica di Motion Graphics potrebbe essere stata composta da un algoritmo, tanto è candida e precisa. Il suo fascino risiede proprio in questa ubriacatura sintetica, che ricorda i classici dell’elettronica ma anche il più recente Platform di Holly Herndon. L’album di debutto, che si intitola proprio Motion graphics è anche un omaggio pop alla musica contemporanea di Steve Reich e Philip Glass. È stato pubblicato ad agosto dalla Domino records.
Wovenhand, Golden blossom
David Eugene Edwards si è mosso sempre sottotraccia nel folk rock statunitense. Prima con gli ottimi 16 Horsepower (Secret south è uno dei dischi folk rock più belli dei primi anni duemila), poi con i Wovenhand, ha scritto canzoni brillanti e allergiche alle mode, cogliendo sempre il lato più gotico della grande tradizione musicale americana. Star treatment, il nuovo album dei Wovenhand, è stato registrato negli studi Electrical Audio di Steve Albini ed è l’ennesima conferma della sua bravura. L’imminente tour europeo della band purtroppo non passerà in Italia.
The Verve, Shoeshine girl (Sawmills session)
Chi era adolescente alla fine degli anni novanta se lo ricorda molto bene, quel video. Per molti i Verve, band di Wigan guidata dal carismatico Richard Ashcroft, erano quelli di Bittersweet symphony. Ma le cose non stanno esattamente così: prima del successo di Urban hymns e dello scioglimento, i Verve erano semplicemente un’ottima band di rock psichedelico, che non disdegnava le ballate e dava il meglio di sé dal vivo. Il 9 settembre uscirà l’edizione deluxe dei loro primi due album, A storm in heaven e A northern soul, usciti rispettivamente nel 1993 e nel 1995. Nella ristampa ci sono anche due inediti: Shoeshine girl e South Pacific.