Un grande album di Leonard Cohen e altre canzoni per il weekend
Leonard Cohean, Treaty
Le canzoni di Leonard Cohen sono da sempre “infestate dalla morte”, come ha scritto David Remnick in uno splendido articolo uscito da poco sul New Yorker. Questa sobria oscurità, questo senso di epilogo è molto forte nel suo nuovo album, You want it darker, il miglior disco pubblicato dal cantautore canadese negli ultimi anni. Un lavoro che sa di canto del cigno. Sarà difficile che Cohen, che ha 82 anni e diversi problemi di salute, faccia altri tour e pubblichi molti altri dischi. Ma questo album, in quel caso, sarebbe un finale perfetto, come ha fatto notare giustamente Claudio Todesco su IL. In Treaty, uno dei pezzi più riusciti del disco, Cohen riflette su dio e sull’amore, due dei suoi temi preferiti. Cita il Vangelo secondo Giovanni e, recitando con la sua voce cavernosa sopra un tappeto di pianoforte e archi scritto dal produttore Patrick Leonard, dimostra ancora una volta di avere una classe unica.
Tinariwen, Ténéré Tàqqàl (what has become of the Ténéré)
I Tinariwen sono un gruppo di musicisti tuareg provenienti dal deserto del Mali. La loro musica è un patrimonio collettivo: mescola elementi rock e blues con la tradizione della musica africana, creando uno stile unico. Negli ultimi anni, le loro zone d’origine sono diventate teatro di una guerra tra i ribelli e il governo di Bamako. Per questo il loro ultimo disco, Elwan, è stato scritto e registrato in esilio, tra il parco Joshua Tree in California e l’oasi di M’Hamid El Ghizlane, nel sud del Marocco. All’album, che uscirà il 10 febbraio, hanno partecipato tra gli altri Kurt Vile e Mark Lanegan. Ascoltando il primo estratto, Ténéré Tàqqàl, sembrano che si siano spostati verso territori più spirituali e rarefatti.
C Duncan, Wanted to want it too
Della serie, musica in cameretta. Il giovane musicista scozzese C Duncan ha registrato il suo secondo disco, The midnight sun, esattamente dove aveva lavorato al primo: nella sua stanza da letto. Per registrarlo Duncan si è ispirato alla serie televisiva Ai confini della realtà e in effetti in queste canzoni di ambientazione urbana non manca un retrogusto fantascientifico. The midnight sun è un album di pop elettronico molto elegante, che omaggia Cocteau Twins, Stereolab e Air. Un giovane musicista da tenere d’occhio, se queste sono le premesse.
Neon Waltz, Dreamers
I Neon Waltz vengono da Caithness, una contea nell’estremo nord della Scozia. Amano riunirsi in mezzo alla campagna per comporre e suonare le loro canzoni e sono l’ennesimo prodotto della tradizione rock britannica, quella che parte dai Beatles e dai Kinks e passa per Xtc, The La’s, Oasis, Echo & The Bunnymen e The Coral. Se questo è il vostro universo sonoro di riferimento, potrebbero piacervi. Altrimenti li troverete solo l’ennesima nuova band di ragazzini pompata dall’Nme. A me piacciono, non ho niente contro gli “sha-la-la-la-la”.
The Shins, Dead alive
Gli Shins non sono particolarmente famosi dalle nostre parti. Ed è un peccato. La band di James Mercer ha all’attivo diversi album notevoli, soprattutto Chutes to narrow, uscito nel 2003. Il gruppo ha un gusto per gli arrangiamenti molto retrò, ma ha anche un suono contemporaneo perfetto per le recensioni di Pitchfork. Nella loro musica c’è una discreta dose di mestiere e di ruffianeria, ma Mercer è uno che sa scrivere canzoni. Il nuovo brano, in attesa del nuovo album che dovrebbe arrivare all’inizio del 2017 si intitola Dead alive. Sinceramente non è granché, possono fare di meglio.