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Kendrick Lamar è tornato, grazie a Busta Rhymes

Kendrick Lamar. (Aftermath/Interscope)

Busta Rhymes, Look over your shoulder (feat. Kendrick Lamar)
Ci voleva un pezzo di storia dell’hip hop come Busta Rhymes per tirare fuori dall’ombra Kendrick Lamar. Nel nuovo disco di Busta Rhymes, l’apocalittico e molto atteso Extinction level event 2. The wrath of God, c’è questa chicca intitolata Look over your shoulder, che riporta sulle scene il musicista di Compton, silenzioso ormai da parecchio tempo, perfino riguardo a questioni sulle quali tutti si aspettavano una sua presa di posizione.

E invece eccolo qui, a sorpresa. Look over your shoulder sembra uscita direttamente dalla fine degli anni novanta. È costruita su un campionamento della voce di Michael Jackson (il brano è I’ll be there dei Jackson 5) e circolava già da tempo online. Pare che sia stata registrata anni fa, ma è rimasta negli archivi per questioni di diritti d’autore. Look over your shoulder è una lettera d’amore al rap, nella quale entrambi gli artisti ricordano le proprie origini e sfoderano il meglio del loro flow. Busta Rhymes è come al solito pirotenico, ma è Lamar a dare ancora una volta una lezione di espressività e intensità. “I wrote my first bars in the car with Stacy” è un grande attacco, per usare un gergo giornalistico.

Il resto di Extinction level event 2. The wrath of God, primo album di Busta Rhymes dal 2012, invece è da dimenticare, a parte un paio di brani, come You will never find another me, che funziona soprattutto per la solita bravura di Mary J. Blige. E il nuovo disco di Kendrick Lamar? Pare fosse quasi pronto a uscire, appena prima della pandemia, ma è stato rinviato. E il concerto di Roma? Su quello ormai ho perso le speranze.


Ela Minus, El cielo no es de nadie
La rivoluzione che la colombiana Ela Minus canta nel suo disco d’esordio, acts of ribellion, nasce dall’intimità. È una rivoluzione da cameretta che guarda alle strade e prende di mira il capitalismo con inni elettronici come Do whatever you want, all the time e Megapunk. Ela Minus usa solo suoni generati dai sintetizzatori, senza l’aiuto di nessun software, a volte suonando strumenti costruiti da lei. Uno dei pezzi più belli e sensuali dell’album però è El cielo no es de nadie, cantato nella sua lingua, lo spagnolo. Non c’è niente di politica stavolta, solo techno cosmica e sognante.


Mogwai, Dry fantasy
Il 19 febbraio 2021, a venticinque anni esatti dall’uscita del loro primo singolo, gli scozzesi Mogwai pubblicheranno il nuovo disco As the love continues. Nell’album, registrato nel Regno Unito insieme al produttore Dave Fridmann, ci sono due ospiti d’eccezione come Atticus Ross (braccio destro di Trent Reznor nei Nine Inch Nails) e il sassofonista Colin Stetson. Il primo singolo estratto invece è Dry fantasy, un pezzo dalle tinte quasi ambient.


Sleaford Mods, Mork n Mindy
Mork n Mindy è il suono del riscaldamento centralizzato e gli odori morenti della cena domenicale in una casa popolare nel 1982. Cemento, garage ammaccati, nicotina. Dove la bellezza esiste principalmente in piccole crepe sul guscio della tua immaginazione”. Gli Sleaford Mods hanno presentato con queste parole il loro nuovo singolo, che anticipa il disco Spare ribs, in uscita il 15 gennaio su Rough Trade. E io cosa dovrei aggiungere? Niente, infatti.


Post Nebbia, Persone di vetro
Carlo Corbellini è di Padova e ha vent’anni, ma sembra aver fatto indigestione di una cultura pop colta che per questioni anagrafiche non è, o perlomeno non dovrebbe essere, la sua. Sembra essersi visto varie puntate di Blob, per esempio, o qualche film di John Carpenter (genio mai celebrato abbastanza).

A questi riferimenti culturali ne affianca altri musicali che sono a lui più contemporanei, a partire dai Tame Impala. Il suono della batteria e del basso della sua band, i Post Nebbia, li ricordano parecchio. Ma sono bravi. Il loro secondo disco, Canale paesaggi, è uscito il 23 ottobre.


P.S. Playlist aggiornata, buon ascolto!

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