Gorillaz, Meanwhile
In tempi di pandemia e distanziamento, Damon Albarn ha scelto di dedicare un disco a uno dei più grandi festival di strada del mondo. Quasi a volerci ricordare che senza aggregazione la musica perde gran parte della sua forza. Meanwhile, il nuovo ep dei Gorillaz pubblicato a sorpresa il 27 agosto, è un omaggio al Notting Hill Carnival, una manifestazione che si tiene dal 1965 nell’ovest di Londra, molto sentita dalla comunità afrocaraibica della capitale e, come molti eventi, fermata a causa del covid-19. I Gorillaz ci suonarono nel 2000, proprio ai Meanwhile Gardens, quando presentarono un brano che avevano scritto da poco: Clint Eastwood.
Per questo la band a cartoni animati guidata da Albarn ha confezionato tre pezzi influenzati da suoni reggae, dancehall e perfino calypso, ospitando due rapper come Jelani Blackman (originario proprio dell’ovest di Londra) e Aj Tracey (figlio di un uomo nato a Trinidad e Tobago) e la cantante Alicai Harley, (nata in Giamaica).
Insomma, come al solito Albarn riesce a unire quantità e qualità. Anzi, rispetto alle ultime prove dei Gorillaz (Now now e Song machine, season one: strange timez), dove forse si era fatto prendere un po’ troppo la mano con gli ospiti e la ricerca ossessiva di effetti speciali, stavolta la brevità del formato ep sembra fargli un favore. I tre pezzi funzionano molto bene, soprattutto i primi due. Dovendo sceglierne per forza uno, vado su Meanwhile, un malinconico dub dove Jelani Blackman fluttua sulle strofe con l’aiuto del cantante dancehall Barrington Levy e lascia il ritornello a 2D, l’alter ego animato di Albarn. Ma anche Jimmy jimmy, che ha un ritornello in stile Clash del periodo Combat rock, non è da meno. Damon Albarn colpisce ancora.
Baby Keem e Kendrick Lamar, Family ties
Dopo aver rotto il silenzio pochi giorni fa con un messaggio scritto sul sito oklama.com, Kendrick Lamar è tornato anche a rappare. Non in un pezzo suo, anche se a detta sua per il nuovo disco non ci sarà molto da aspettare, ma in quello di suo cugino, il rapper Baby Keem. E per Lamar il featuring in questo brano diventa quasi una specie di anteprima di quello che farà.
Nel testo Lamar ricorda che in questi mesi è stato in disparte, evitando di dire la sua su grandi temi come la pandemia e la violenza della polizia contro gli afroamericani (ma su questo tema il suo impegno è antico, non ha bisogno di dimostrarlo ora) e si dice pronto a riprendersi lo scettro di miglior rapper statunitense. Ne ha anche per Kanye West, che “ha cambiato la sua vita” (forse fa riferimento al passaggio al rap cristiano del musicista di Chicago) mentre lui resta “old school”e si concentra sui beni terreni. Family ties non è niente male, e il flow di Lamar è sempre originale (sentite come entra dal minuto 2.19). Non ci resta che aspettare il suo quarto disco.
Le altre canzoni da non perdere questo weekend:
John Coltrane, A love supreme, pt. IV-Psalm (live)
Primo estratto del disco dal vivo registrato da Coltrane nel 1965 al club The Penthouse di Seattle. Meraviglia totale.
Big Red Machine, Phoenix (feat. Fleet Foxes & Anaïs Mitchell)
Il nuovo disco dei Big Red Machine, il progetto di Aaron Dessner dei National insieme a Justin Vernon dei Bon Iver, s’intitola How long do you think is gonna last?. Non mi ha convinto, ma questo brano, soprattutto grazie ai Fleet Foxes, è una delicata ballata folk con una melodia raffinata.
Indigo De Souza, Real pain
La cantautrice statunitense Indigo De Souza ha appena pubblicato il suo secondo album, Any shape you take. Le sue canzoni, dove si alternano chitarre dolci a suoni distorti, sono ironiche ma anche sottilmente inquietanti, come Real pain.
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