×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

I migliori album stranieri del 2024

Kendrick Lamar. (Universal)

Dopo un 2023 non esaltante, il 2024 è tornato a proporre dischi di ottima qualità. Nel panorama occidentale non c’è stato un album in grado di mettere d’accordo all’unanimità la critica e il pubblico, ma il livello generale è stato abbastanza alto.

La notizia dell’anno è stata la fine dell’Eras tour di Taylor Swift, che ha incassato più di due miliardi di dollari. Anche se non propone musica interessante dai tempi di 1989, Swift continua a essere difficile da ignorare per il modo in cui supera record d’incasso e impone il suo modello di popstar manager di se stessa.

A proposito di concerti, difficile non citare la reunion degli Oasis, probabilmente la notizia più importante per il mondo del rock nel 2024. Il ritorno sul palco dei fratelli Gallagher, annunciato a sorpresa ad agosto, sarà probabilmente l’evento principale dell’estate, in grado di oscurare dal punto di vista mediatico alcuni grandi festival che, Glastonbury a parte, stanno vivendo una crisi d’identità. Eventi come il Coachella si stanno rinnovando, ma faticano a proporre una narrazione interessante e, nel caso della manifestazione californiana, cominciano ad avere anche qualche problema con la vendita dei biglietti.

La crisi dei piccoli e grandi festival, sempre più schiacciati dai tour delle grandi stelle della musica, sarà uno dei temi da tenere d’occhio nel 2025, insieme alla situazione dei piccoli locali. Riusciranno i concerti a rimanere la gallina dalle uova d’oro dell’industria?

Vedremo. Intanto, ecco la lista dei miei dieci album stranieri preferiti del 2024.

10) Lives outgrown, Beth Gibbons

Da anni siamo orfani dei Portishead, una delle più grandi band nella storia del Regno Unito, autrice di tre dischi uno più bello dell’altro. Nel suo primo album solista, la schiva cantante del gruppo Beth Gibbons ci ha ricordato quanto ci mancasse quella voce e quell’attitudine con una raccolta di dieci brani malinconici ma di grande poesia. Rispetto al passato, prevalgono archi e strumenti acustici. Ma la scintilla, nonostante tutto, è sempre viva.

9) Night reign, Arooj Aftab

La voce di Arooj Aftab è una delle più affascinanti in questo momento nella scena a cavallo tra jazz, folk e pop. Non è un caso se la musica della compositrice pachistana che vive a New York, negli Stati Uniti, raggiunge un pubblico abbastanza eterogeneo. Dopo aver indagato a fondo il lutto nel precedente Vulture prince, stavolta Aftab si è tuffata nella notte con Night reign, al tempo stesso oscuro e sensuale. Un album di chitarre, arpe e percussioni, che ospita musicisti come Moor Mother e Kaki King.

8) Chromakopia, Tyler, the Creator

Chromakopia è un viaggio nella psiche di Tyler, the Creator. In queste canzoni il rapper californiano si mette a nudo, mentre una voce narrante femminile (la madre, probabilmente) cerca di consolarlo e mostrargli la strada da seguire. Anche le scelte iconografiche sono illuminanti. Come ha scritto Jonah Krueger nella recensione che abbiamo tradotto su Internazionale: “Sulla copertina dell’album Tyler indossa una maschera, ma passa i 53 minuti del disco facendo di tutto per togliersela”. Musicalmente, tutto questo si riflette in brani inquieti e molto ricchi dal punto di vista stilistico, come spesso succede con Tyler, the Creator. La conferma di un grande talento.

7) Bright future, Adrianne Lenker

Adrianne Lenker, ai più nota per essere la leader della band indie-rock Big thief, trova conforto nella natura. Ormai le sue canzoni sembrano indissolubili dalla presenza di alberi, fiumi, terra e cieli stellati. Era già successo in parte per Dragon new warm mountain i believe in you dei Big Thief. Ed è accaduto di nuovo per il suo sesto disco solista, Bright future, registrato interamente in uno studio immerso nei boschi. Bright future ha un’atmosfera intima, soffusa. S’inserisce nella tradizione del folk e del country statunitense ma, come spesso succede con Lenker, non suona per niente nostalgico o derivativo, perché la cantante conserva sempre uno stile molto personale.

6) Manning fireworks, MJ Lenderman

Mark Jacob Lenderman, in arte MJ Lenderman, è il nuovo eroe indie-rock di cui abbiamo bisogno. È stato il batterista di Indigo De Souza ed è anche il chitarrista dei Wednesday. Tratta le sei corde con espressività e sofferenza, con uno stile sghembo a metà strada tra Neil Young e i Pavement. Non fa niente di radicalmente nuovo eppure, sia quando suona sia quando canta, arriva dritto allo stomaco. Manning fireworks è un ottimo disco, che tratteggia bozzetti disperati e squallidi ambientati nel sud degli Stati Uniti, tra falliti che tradiscono la moglie e sperperano i risparmi nel gioco d’azzardo e alcolisti di vario genere.

5) The way out of easy, Jeff Parker & Eta IVtet

Il chitarrista Jeff Parker è da anni un nome di riferimento del jazz di Chicago. Nell’anno in cui i piccoli club di musica dal vivo chiudono sempre di più in mezzo mondo, insieme alla sua band, gli Eta IVtet, ha creato un atto d’amore nei confronti di questi spazi, registrando il suo ultimo album al club Eta, poco prima della sua chiusura. Come al solito, The way out of easy mescola il jazz con elementi rnb, blues e psichedelia. Fa le cose in modo semplice, ma risulta estremamente profondo.

4) The past is still alive, Hurray for the riff raff

Nell’anno in cui Donald Trump ha vinto le elezioni negli Stati Uniti, questa lettera d’amore alle radici country del paese scritta da una persona non binaria cresciuta nel Bronx da genitori portoricani è un concentrato di vita statunitense, dalle vaste pianure di Santa Fe alle strade tempestate dall’eroina nel Lower East Side di Manhattan. Un disco pieno di addii e di storie dolceamare, che ci ricorda il lato più umano di un paese ormai sempre più difficile da capire, per noi che lo vediamo da fuori.

3) Sentir que no sabes, Mabe Fratti

Mabe Fratti è nata in Guatemala e oggi è una delle voci più autorevoli della scena alternativa di Città del Messico. È una violoncellista e cantante con un approccio alla musica davvero originale. Oscilla continuamente tra jazz, pop e avanguardia, ma si dichiara anche fan di Lenny Kravitz. Al punto che il pezzo di apertura del suo nuovo disco si chiama proprio Kravitz: è un brano straniante, costruito su un solo accordo, che parla di soffitti con le orecchie e pelli d’acciaio inossidabile. Del resto tutto l’album, fin dal titolo Sentir que no sabes (ti sembra di non saperlo), è un inno allo straniamento. Le canzoni sembrano sempre sul punto di esplodere, e invece si aprono in modo graduale, controllato. Mabe Fratti è un piccolo mondo da esplorare.

2) Brat, Charli XCX

Se c’è un disco in grado di definire il pop del 2024, quello è sicuramente Brat di Charli Xcx. L’album della cantante britannica è uscito a giugno ed è stato subito apprezzato dal pubblico e dalla critica, ma in seguito la sua popolarità è cresciuta a dismisura, fino a diventare un fenomeno di costume. La versione remix arrivata a novembre, e piena di ospiti prestigiosi, ha ribadito il concetto in modo brillante. I brani di Brat sono inni pop che flirtano con l’elettronica e alternano momenti di divertimento sfrenato ad altri di malinconia. I testi di Charli Xcx sono semplici, eppure restituiscono l’idea di un gruppo di ragazze che si ritrova insieme per fare festa. Tra una provocazione sessuale e l’altra, comunicano una forte voglia di libertà individuale e identità comunitaria. In mezzo a tante popstar addomesticate, è divertente pensare che in testa alle classifiche sia finito un pezzo che parla di mordere e leccare mutande usate. Viva Charli.

1) Gnx, Kendrick Lamar

La sfida con Drake ha rimesso Kendrick Lamar al centro del mondo del rap. In occasione di quel beef, come si dice in gergo, il rapper di Compton non ha solo pubblicato ottime canzoni, esagerando forse con i colpi bassi, ma sembra aver ritrovato la voglia di fare un disco rap all’antica, con pochi fronzoli e tanta sostanza. Ed ecco che qualche mese dopo la battaglia a colpi di singoli quel disco è arrivato: Gnx è stato accolto in modo abbastanza tiepido dalla critica (Pitchfork gli ha dato solo 6.6 su dieci), eppure è un album di altissimo livello, anche grazie agli arrangiamenti dei produttori Sounwave e Jack Antonoff. Ascoltate l’iniziale Wacced out murals, un brano che per arrangiamento, attitudine e testo è un concentrato di tutto quello che il rap dovrebbe essere. Ci sono altri pezzi clamorosi, come Reincarnated e Tv off. Gnx non è il disco migliore di Kendrick Lamar, ma è quanto basta per ricordare a tutti chi è il più bravo in circolazione.

pubblicità