Quando siamo su internet, tutti abbiamo un’opinione su tutto. Chiara e netta. E abbiamo voglia di esprimerla. Paul Ford, giornalista americano, sostiene che la filosofia di internet può essere riassunta in una domanda: “Perché non mi avete consultato?”. Gli esseri umani, scrive Ford, hanno bisogno di essere consultati, coinvolti, di esercitare le loro competenze (e quindi il loro potere), e prima d’ora nessun mezzo di comunicazione era riuscito a soddisfare questo bisogno. Il rovescio della medaglia è quello descritto da George Monbiot, del Guardian: “Le discussioni in cui non ci sono interessi economici in ballo tendono a essere più civili di quelle in cui si parla di questioni dove le aziende possono guadagnare o perdere miliardi. Per esempio il cambiamento climatico, la sanità pubblica o l’evasione fiscale delle industrie. Queste discussioni sono spesso caratterizzate da incredibili livelli di violenza verbale”. Monbiot è arrivato alla conclusione che ci sono persone, probabilmente pagate, che su internet cercano di sabotare ogni dibattito civile intorno a temi considerati delicati. Per indicare questa tecnica c’è anche una parola, astroturf, dal nome di una marca di erba artificiale usata negli impianti sportivi. L’astroturfing è l’arte di fare sembrare spontaneo e naturale il consenso (o il dissenso) intorno a un’idea o a un prodotto.
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