L’Italia è una repubblica fondata sullo status quo, e guai a chi lo tocca. Non si spiegano altrimenti le furiose proteste per il decreto sui tassisti, che riguarda 40mila persone. Ma non si spiega neanche il Manifesto (a proposito: in bocca al lupo, abbiamo bisogno di voi) quando scrive che finiremo come gli Stati Uniti agli inizi del novecento. Il decreto sarà pure criticabile, ma andrebbe festeggiato perché è un primo e timido passo verso la modernizzazione del paese. Come spiegano gli economisti della Voce .info, in realtà il governo non liberalizza le licenze: stabilisce solo che i comuni possono vendere delle licenze aggiuntive a chi già ne ha una, e che i proventi di queste vendite saranno redistribuiti anche tra i tassisti che mantengono una sola licenza. E non dice nulla sulle tariffe: una corsa in taxi fino a Fiumicino continuerà a costare più che andare da Fiumicino a Bologna in aereo. Per la gioia dei tassisti.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it