La televisione è profondamente responsabile del degrado dell’Italia. Davvero. Questa televisione autoreferenziale, che parla solo di sé, che si ciba solo di sé. Una televisione omogeneizzata e appiattita al ribasso nella sua offerta. Una televisione che corrompe chi la fa e chi la guarda. Una televisione – e questa forse è la sua responsabilità maggiore – che con la sua ossessiva ripetitività contribuisce a rendere plausibile un’immagine distorta del mondo, della realtà che ci circonda, perfino dei nostri bisogni e dei nostri desideri. Una televisione che cancella dal suo schermo tutto quello che disturba, che interferisce, che è ambiguo, che è complicato, che non è facile da spiegare. L’hanno definito poetico più che giornalistico. Il film documentario di Pietro Marcello, Il passaggio della linea, che questa settimana è in edicola con Internazionale, riesce finalmente a farci vedere il nostro paese e le sue facce cancellate. Quelle che in tv non andranno mai.
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