Tira una brutta aria per i giornalisti. E non solo in Russia o in Sri Lanka. In Francia la polizia si è presentata all’alba a casa di Vittorio de Filippis, del quotidiano Libération. Lo hanno insultato davanti ai figli e portato in un commissariato. Poi l’hanno obbligato a spogliarsi ed è stato interrogato senza poter chiamare i suoi legali. L’accusa: quand’era direttore del quotidiano, un lettore scrisse sul sito un commento giudicato diffamatorio da un imprenditore. In Portogallo l’agenzia di stampa Lusa ha chiesto ai suoi giornalisti di non usare più la parola “stagnazione” riferita alla situazione economica del paese. Negli Stati Uniti dall’inizio dell’anno sono stati licenziati 15mila dipendenti di giornali grandi e piccoli, catene televisive, agenzie di stampa. Sia chiaro, intimidazioni, censure o licenziamenti sono sempre gravi, anche quando riguardano un lavoratore immigrato o l’impiegato di una banca. Ma è utile ricordare che quando si colpisce un giornalista il vero obiettivo sono i suoi lettori. Quindi tutti noi.

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