“Siamo noi a far ricca la terra, noi che sopportiamo la malattia del sonno e la malaria, noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano, e noi piantiamo il mais su tutto l’altopiano. Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane, le nostre braccia arrivano ogni giorno più lontane. E siamo noi a far bella la luna con la nostra vita coperta di stracci e di sassi di vetro. Quella vita che gli altri ci respingono indietro come un insulto, come un ragno nella stanza. Riprendiamola in mano, riprendiamola intera, riprendiamoci la vita, la terra, la luna e l’abbondanza. È vero che non ci capiamo, che non parliamo mai in due la stessa lingua. È vero che spesso la strada sembra un inferno o una voce in cui non riusciamo a stare insieme, dove non riconosciamo mai i nostri fratelli. Ma io ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, far l’amore e rotolarsi per terra. Io ho visto anche degli zingari felici in piazza Maggiore, ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra”.–Claudio Lolli, Ho visto anche degli zingari felici, 1976.
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