“Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana. Noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private. Ci hanno insegnato a rispettare i magistrati, e ci hanno anche insegnato a rispettare le leggi e a non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando una felice versatilità, ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero”. Dal discorso di Pericle agli ateniesi, nell’interpretazione teatrale di Paolo Rossi.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it