La crisi dei giornali è una questione di punti di vista. Bloomberg è un gruppo americano che fornisce informazioni per il settore finanziario. L’ha fondato l’attuale sindaco di New York nel 1983 e oggi ha diecimila dipendenti in 130 paesi. Comprende un’agenzia di stampa, tv e radio, siti internet, case editrici. Nell’agenzia di stampa, che è il cuore del gruppo, c’è una sezione che ha il compito di dare le notizie il più rapidamente possibile per battere sul tempo le agenzie di stampa concorrenti. Questa sezione si chiama Speed desk. I giornalisti dello Speed desk sono contenti se riescono ad arrivare anche solo pochi secondi prima degli altri, perché in quei pochi secondi gli operatori di borsa collegati ai loro terminali possono guadagnare un sacco di soldi. Bloomberg va così bene che l’anno scorso ha comprato Businessweek, uno dei più importanti settimanali economici statunitensi. Il giornale perde venti milioni di dollari all’anno, ed è per questo che Bloomberg l’ha pagato relativamente poco: cinque milioni di dollari. Bruscolini, se si pensa che sono solo lo 0,079 per cento dei ricavi del gruppo, che oggi arrivano a 6,3 miliardi di dollari. Cioè più o meno il pil di un paese come il Benin.
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