Trentanove notizie sulla peggiore siccità degli ultimi sessant’anni, dieci sulla crisi in Costa d’Avorio, nessuna sugli scontri nella Repubblica Democratica del Congo. Ogni anno Medici senza frontiere chiede all’Osservatorio di Pavia un’analisi della rappresentazione delle emergenze umanitarie nei principali telegiornali italiani.
E i risultati sono sempre sconfortanti. Soprattutto quando si scopre che le notizie sul matrimonio reale inglese sono state 413 e quelle sul matrimonio di Alberto di Monaco 91. “Questi dati confermano la progressiva trasformazione dei telegiornali da trasmissioni puramente informative a programmi con una rilevante funzione di intrattenimento”. Nel 2011 l’Osservatorio di Pavia si è concentrato in particolare sull’immigrazione dai paesi nordafricani verso l’Italia. Il 63 per cento dei servizi televisivi privilegia la cronaca, senza però nessuna contestualizzazione. Il tono è allarmistico nel 76 per cento dei casi.
Il racconto è sempre accompagnato da toni epocali: la parola “emergenza” è la più frequente, Lampedusa è “allo stremo”, l’arrivo di migranti è “un’ondata record”, “l’esodo” è “senza precedenti”, i numeri sono “impressionanti”. Poi c’è il lessico bellico: “invasione”, “occupazione”, “tregua”, “bomba”, “miccia”, “polveriera”, “evacuazione”. L’ipotesi dell’Osservatorio di Pavia è che invece di rappresentare il fenomeno, i telegiornali lo abbiano amplificato. I protagonisti dei servizi sono raramente i migranti e in primo piano ci sono soprattutto gli esponenti politici, il governo e gli amministratori locali. Sono loro che occupano il palcoscenico. Tutto il resto fa da sfondo.
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