Zurigo, Helsinki, Copenaghen, Vienna, Monaco, Melbourne, Tokyo, Sydney, Auckland, Stoccolma, Kyoto, Fukuoka, Hong Kong, Parigi, Singapore, Amburgo, Honolulu, Berlino, Vancouver, Madrid, Barcellona, Portland, San Francisco, Montréal, Ginevra. Cos’hanno in comune queste venticinque città?
Nessuna è italiana. E sono, nell’ordine, le venticinque città più vivibili del mondo secondo la rivista britannica
Monocle: “Qual è l’interesse di un pionieristico sistema di car sharing (a Parigi) o di un nuovo sindaco particolarmente coraggioso (a Madrid) quando centinaia di migliaia di ragazzi sono senza un lavoro?”. In realtà le città vivibili sono una delle migliori risposte alla crisi economica: attirano talenti, sono i motori dei nostri paesi, sono ecosistemi che aiutano la nascita di idee e progetti, sono luoghi di scambio, arricchimento, crescita, sono laboratori e officine.
Gli indicatori scelti da Monocle sono semplici: tempo libero, salute, istruzione pubblica, cultura, sicurezza, contesto economico, verde, trasporti e grandi progetti infrastrutturali. Non sono molti i paesi che hanno così tante città ricche d’arte e di storia come quelle italiane. Ma il sole, gli spaghetti e i monumenti non bastano per rendere una città vivibile.
Servono amministratori seri, preparati, proiettati nel futuro e con tutti gli strumenti (economici e legislativi) per governare le loro città. Esattamente quello che ci manca. Roma, Milano, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Napoli, Venezia, Palermo. La lista di Monocle poteva essere molto diversa.
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