C’è chi ha gridato al complotto. Rush Limbaugh, giornalista radiofonico americano molto popolare e molto schierato a destra, ha sostenuto che Obama potrebbe aver manipolato le informazioni meteorologiche sul passaggio dell’uragano Isaac per rovinare la convention repubblicana di Tampa. Ma, a parte le previsioni del tempo, non c’è nessuna suspense: il candidato che sfiderà Obama è noto da mesi.
E malgrado l’interesse per le convention dei due più grandi partiti statunitensi sia in calo costante da oltre quarant’anni, sono circa quindicimila i giornalisti accreditati per seguire i quattro giorni di interventi e dibattiti. Cinque giornalisti per ogni delegato. Jeff Jarvis ha fatto due conti al volo. Se ogni giornalista spende 300 dollari a notte per dormire in un albergo per cinque notti e 500 dollari per gli spostamenti, sono duemila dollari. E anche ammesso che tutti si accontentino dei pasti gentilmente offerti dagli organizzatori, si tratta di un’ipotesi prudente. Trenta milioni di dollari a convention, che diventano sessanta per seguire repubblicani e democratici: circa 48 milioni di euro spesi dai mezzi d’informazione grandi e piccoli.
Con questa cifra si potrebbero pagare gli stipendi di seicento giornalisti per un anno intero. Argomento non irrilevante in un paese dove dall’inizio del 2012 sono stati licenziati 3.775 reporter (39.806 dalla metà del 2007). Ma la vera questione è un’altra: cosa possono raccontare di davvero notevole quindicimila reporter che per tre giorni osservano 2.286 delegati che urlano e ridono con in testa dei buffi cappellini colorati?
Correzione (31 agosto 2012) Nella versione precedente c’era scritto che i giornalisti sono tre ogni delegato, invece sono cinque ogni delegato.
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