La notizia è questa: secondo la guardia di finanza, tra il 2009 e il 2013 Google avrebbe evaso in Italia tasse per 227 milioni di euro, a fronte di ricavi per oltre un miliardo e 190 milioni di euro. È solo l’ultimo di una serie di accertamenti fiscali che, da qualche anno, coinvolgono in tutta Europa aziende come Google, Apple, Facebook, Amazon.
Naturalmente non è semplice stabilire con precisione dove e come venga realizzato il fatturato di società tecnologiche basandosi su trattati fiscali internazionali che risalgono a un’altra epoca, quando internet non esisteva e la localizzazione della produzione era indispensabile per fare ricavi.
In ogni caso ci sono indagini in corso, alcune hanno già accertato degli illeciti, altre sono state archiviate, ma la materia è delicata e suggerirebbe una certa prudenza. Che però sembra essere mancata a Matteo Renzi quando, qualche settimana fa, ha annunciato in un tripudio di tweet che Diego Piacentini, 55 anni, vicepresidente di Amazon, diventerà commissario del governo per il digitale e l’innovazione a partire dal 17 agosto 2016.
Tutti ripetono che si tratta di un ottimo manager: da sedici anni numero due di Amazon, un passato alla Apple, laureato alla Bocconi di Milano. Il suo impegno durerà due anni, lavorerà come consulente non pagato, e poi tornerà alla Amazon, da cui ha preso una semplice aspettativa e che quindi resta il suo datore di lavoro.
Qualche domanda ha provato a farla Stefano Mauri, presidente del gruppo editoriale Gems, intervistato dal Fatto Quotidiano: che interessi ha Piacentini nell’azienda? Ha stock options? Quando scadono? Le potrà riscattare? E come andranno interpretati quindi i suoi consigli al governo italiano in campo digitale? Saranno disinteressati? E cosa devono pensare della sua nomina i magistrati che stanno indagando o indagheranno sui possibili illeciti fiscali della Amazon?
Ma Renzi è in buona compagnia: la nomina di Piacentini è arrivata qualche giorno dopo quella di un altro top manager della Amazon, Doug Gurr, responsabile dell’azienda in Cina, chiamato dal governo di David Cameron nel board del ministero del lavoro e delle pensioni del Regno Unito.
Comunque, Piacentini ha subito messo in chiaro le cose e, appena nominato, in un comunicato ufficiale ha detto: “La cosa più importante? Pensa in grande e stai focalizzato sul cliente. È questo che vogliamo fare in Italia”. Resta solo da capire chi è il cliente.
Questo articolo è stato pubblicato il 4 marzo 2016 a pagina 5 di Internazionale, con il titolo “Innovazione”. Compra questo numero | Abbonati
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