L’ottimismo è solo mancanza di informazioni, ha detto una volta Heiner Müller, poeta e drammaturgo tedesco. Angela Davis di sicuro non la pensa così. Nel suo lungo dialogo con Ida Dominijanni, sabato scorso al teatro Comunale di Ferrara, ha ripetuto più volte che viviamo in tempi entusiasmanti, malgrado tutte le difficoltà.

“Non sappiamo mai quale sarà il risultato delle nostre lotte. Non abbiamo la sfera di cristallo per leggere il futuro. Non abbiamo garanzie. Negli anni sessanta lottavamo per trasformare il mondo in senso rivoluzionario. Ci battevamo per cambiamenti radicali, per cancellare il razzismo, pensavamo che presto il capitalismo sarebbe finito nei musei, avevamo sviluppato una coscienza femminista e volevamo sconfiggere la misoginia. E dove siamo nel 2017? Di sicuro non dove pensavamo che saremmo stati. Ma è molto importante farsi ispirare dal passato, mantenere viva la memoria. Tutte le lotte sono collegate tra loro. Le lotte del passato che non hanno raggiunto i loro obiettivi devono diventare le lotte del futuro. È per questo che oggi combattiamo il razzismo, cerchiamo di liberare il mondo dal sessismo, ci opponiamo al capitalismo. È un bene che le lotte continuino, che passino da una generazione all’altra. Spesso le persone mi chiedono se questo mi deprime, mi chiedono se l’impegno del passato non sia stato vano, e io rispondo di no, che il nostro impegno è stato fondamentale ed è per questo che non lo rimpiangerò mai. Anche perché vedo i ragazzi e le ragazze che oggi hanno ripreso quelle lotte e mi rendo conto che sono molto più capaci di noi, che hanno strumenti intellettuali migliori dei nostri. E penso che sia un periodo meraviglioso per avere vent’anni. E anche per essere vecchi”.

Questa rubrica è stata pubblicata il 6 ottobre 2017 a pagina 9 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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