Poco prima dell’elezione di Barack Obama, nel 2008, nacque un sito che si chiamava Barack Obama is your new bicycle e che in Italia fu tradotto con Obama ti ama. Si immaginavano tutte le cose gentili e premurose che Obama faceva: ti ha aiutato a spostare il divano, ti ha tenuto la mano quando eri spaventato, ha scritto il tuo nome sul suo zainetto, ti ha cantato Tanti auguri sulla segreteria telefonica.
Era un modo per ironizzare sul clima di generale euforia che circondava il candidato democratico.
Di ironia invece non c’è traccia nell’ondata di entusiasmo di quasi tutti i mezzi d’informazione italiani per l’arrivo di Mario Draghi.
Con “Supermario” “tutto è possibile”, “è un sogno diventato realtà“, “ha salvato l’Europa ora curerà l’Italia”, è un “gentleman affabile ma inafferrabile” con “un sorriso angelico” “strano perché normale”, infatti “ascolta e prende appunti” con una penna bic, viene fotografato mentre passeggia con la moglie al parco, fa benzina al distributore, veleggia su una barchetta al largo delle coste laziali, e poi gioca a basket, ha “corso per quattro volte” la maratona Roma-Ostia, ha un bracco ungherese a cui è molto affezionato, a scuola era “studioso ma non secchione”, ed è grazie a lui se “abbiamo qualcuno da indicare con orgoglio ai nostri figli come esempio, un capitano di cui fidarci nel mezzo di questa enorme tempesta” al punto che, pensate, perfino Obama quand’era presidente e aveva un problema “diceva ai suoi ‘Chiamate Mario’”.
Tanta contentezza è dovuta alla prova opaca fornita fin qui dall’attuale classe politica e alle attese che Draghi suscita, vista la sua esperienza e le decisioni che ci si aspetta prenderà.
Ma se pure il direttore di Famiglia Cristiana, Antonio Rizzolo, suggerisce un po’ di cautela (“Vediamo poi all’atto pratico cosa saprà fare”) per la santificazione sarebbe meglio aspettare.
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