Carlo Donolo, Italia sperduta

Donzelli, 175 pagine, 18,00 euro

“Se un edificio crolla, quando potrebbe non crollare se fosse costruito come si deve e si può, ciò dipende dalle azioni e omissioni di tanti, cointeressati o anche solo negligenti: l’impresa, il direttore dei lavori, il progettista, l’architetto, il collaudatore, l’autorità locale, gli uffici territoriali del governo centrale, la stampa che parla o tace o distorce, l’assessore, l’ordine professionale e così via”.

Così, per comprendere il crollo italiano di cui ci lamentiamo ogni giorno e immaginare l’avvio della ricostruzione, occorre indagare le responsabilità diffuse. Attribuirne la colpa a una presunta identità nazionale o semplicemente “agli altri” non sono soluzioni, ma sintomi del problema.

Secondo il sociologo Carlo Donolo, infatti, il crollo è frutto di una crisi politica (visibile nel populismo, così come nel primato di tecnica ed economia) e di una crisi sociale (percepibile nella scelta dei ceti medi di investire in risorse private per il futuro dei loro figli, erodendo i beni comuni). Ma queste crisi sono effetti di una più profonda e generale crisi cognitiva: politici e cittadini non sanno più cosa stia succedendo e come invertire la rotta. Da qui le proposte: coltivare la conoscenza e la formazione, ritrovare capacità per recuperare il recuperabile, costruire istituzioni terze (cioè non compromesse in partenza) così da riparare i crolli già avvenuti ed evitarne di nuovi.

Internazionale, numero 890, 25 marzo 2011

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