Jack Goody, Rinascimenti. Uno o molti?
Donzelli, 370 pagine, 28,00 euro
A novantuno anni Jack Goody, già professore di antropologia a Cambridge, pubblica un saggio che rappresenta, come scrive nell’introduzione, il coronamento delle sue ricerche precedenti. Oltre che per le sue indagini sul campo dedicate all’Africa, Goody è famoso per aver provato a capire cosa distingue le società di solito definite “primitive” dalle nostre.
Per niente convinto che questa differenza andasse cercata nel diverso sostrato di credenze, Goody ha dato importanza al grado di sviluppo economico (soprattutto all’agricoltura), all’urbanizzazione, capace di cambiare fortemente le relazioni sociali, e alla presenza di tecnologie per la comunicazione e la trasmissione culturale, come la scrittura e la stampa.
Questa scelta lo ha portato a notare forti somiglianze tra società alfabetizzate apparentemente molto distanti, soprattutto in aspetti di solito trascurati dagli studiosi, come l’alta cucina o l’arte dei fiori. Così facendo si è trovato a contestare l’idea che solo l’occidente sia stato la culla della modernità, del progresso, del capitalismo. In questo ultimo lavoro si concentra sul rinascimento, il momento d’inizio, per molti, della separazione tra l’occidente e il resto del mondo e cerca di paragonarlo con quanto avvenne in India, in Cina e nel mondo musulmano quando la civiltà e la cultura di queste aree si trovarono a rifiorire.
Internazionale, numero 893, 15 aprile 2011
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