A cura di G. Contini, F. Focardi e M. Petricioli, Memoria e rimozione
Viella, 228 pagine, 24 euro
Le vicende novecentesche dell’Italia e del Giappone presentano importanti tratti comuni: entrati tardi nell’avventura coloniale, entrambi i paesi si sono distinti per azioni particolarmente feroci nei confronti delle popolazioni dei paesi occupati. A questa prima ondata di violenze sono seguiti episodi ancora più gravi negli anni trenta e poi durante la seconda guerra mondiale, come i campi di concentramento in Cirenaica o il massacro di Nanchino. In entrambi i casi, infine, la sconfitta militare non ha condotto a chiarire e giudicare le responsabilità in modo netto come invece è avvenuto in Germania con il processo di Norimberga.
Questo libro, che raccoglie gli atti di un incontro scientifico tra storici giapponesi e italiani, è un primo tentativo di mettere a confronto le due esperienze. Consente non solo di capire come e perché nei due paesi si giunse a perpetrare quei crimini, ma anche le modalità con cui in seguito si è riflettuto su quel passato: la lunga stagione della negazione, il richiamo all’esistenza di ideologie nobili per giustificare il colonialismo e le sue derive, la tensione ancora esistente tra la tentazione del revisionismo e l’ammissione delle colpe; una tensione che non interessa solo gli storici ma, come mostra il caso del trattato tra Italia e Libia del 2008, può invadere il campo della politica estera.
Internazionale, numero 903, 24 giugno 2011
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