Perché leggere un libro
A cura di Tommaso Munari, Centolettori
Einaudi, 442 pagine, 26 euro
I redattori delle case editrici chiedono spesso a lettori esterni giudizi sui libri che pensano di pubblicare. Grazie alla rete di intellettuali di grande valore che poteva raggiungere e all’ambizione del suo progetto culturale, la Einaudi, nel mezzo secolo successivo alla seconda guerra mondiale, ha trasformato questa pratica in un genere di scrittura rigoroso e illuminante: il parere di lettura. Finora noti solo agli specialisti, quasi duecento tra questi pareri di lettura escono oggi in un’antologia ben curata.
Sono scritti da grandi protagonisti della cultura italiana del novecento (i fondatori della casa editrice, come Pavese o Bobbio, gli scrittori più vicini come Calvino o Lucentini e poi molti altri studiosi come De Martino, Segre, Musatti), parlano di libri più o meno famosi, sempre in modo succinto (in genere una cartella), sulla base di una lettura urgente (imposta dalla necessità di prendere una decisione in tempi rapidi), riassumendo il contenuto per renderlo noto a chi non lo ha letto e cercando di spiegare quali elementi del libro possono o non possono renderlo interessante al pubblico italiano. Lo scopo finale è inevitabilmente il giudizio (sì o no), ma gli argomenti messi in campo per sostenerlo e i modi in cui sono presentati fanno percepire con rara chiarezza la ricchezza del dibattito culturale in una fase fertile della storia italiana.
Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2015 a pagina 84 di Internazionale, con il titolo “Perché leggere un libro”. Compra questo numero | Abbonati