La crisi del sogno americano
Robert D. Putnam, Our kids. The american dream in crisis
Simon & Schuster, 386 pagine, 23,50 euro
Robert Putnam, politologo di Harvard, è conosciuto in Italia soprattutto per il suo La tradizione civica nelle regioni italiane (1993), in cui spiegava che la differenza di sviluppo tra il nord e il sud del nostro paese era in primo luogo una differenza di capitale sociale, quell’insieme di abitudini, consuetudini e pratiche che facilitano la cooperazione, la crescita e il benessere.
In questo nuovo lavoro affronta la situazione dei giovani abitanti degli Stati Uniti attraverso un’inchiesta a tappeto basata su statistiche analitiche e articolata in appassionanti (anche se talvolta sconvolgenti) interviste, secondo la tradizione della sociologia americana del novecento. Ovunque emerge la disuguaglianza che sta rendendo il paese più ingiusto di quanto non lo fosse negli anni cinquanta. Il dato più interessante è che il divario con il resto della società non riguarda solo l’uno per cento più ricco, ma un gruppo molto più ampio, circa un terzo della popolazione, quello che possiede un diploma o un titolo di studio superiore.
Per chi è fuori da questo gruppo la mobilità sociale non esiste. Più dubbie le soluzioni che Putnam propone per uscire dal pantano, tutte indirizzate alla ricostruzione di una “vita di comunità” oggi degradata. Forse, viene da pensare, ridistribuire il capitale sociale non basta, bisogna cominciare a ridistribuire il capitale tout-court.
Questo articolo è stato pubblicato il 5 giugno 2015 a pagina 82 di Internazionale, con il titolo “Dalle stalle alle stalle”. Compra questo numero | Abbonati