Archeologia del lavoro italiano
Marco Revelli, Non ti riconosco. Un viaggio eretico nell’Italia che cambia
Einaudi, 250 pagine, 20 euro
In sei densi capitoli, Marco Revelli racconta altrettanti luoghi italiani, da Torino a Gioia Tauro (con un epilogo a Lampedusa). Il filo conduttore è il lavoro che un tempo configurava, insieme al tempo delle persone, anche i luoghi in cui vivevano. Oggi quei luoghi sono diventati rovine: talvolta deserte, come nel caso della città fantasma brianzola di Consonno, talvolta abitate per una parte infinitesimale rispetto all’epoca d’oro, come nel caso di Mirafiori.
Come un archeologo, l’autore cammina tra queste rovine prendendosi il tempo per studiarle, cercando testimonianze e facendo capire come la trasformazione è avvenuta. Fornisce così al lettore informazioni su temi che di solito non sono trattati. Il racconto si fa interessante quando la celebrazione della fine si accompagna alla notizia di un nuovo inizio, come avviene per esempio a Torino, dove dopo la fine del mondo Fiat si registra la nascita del piccolo Fablab in cui si lavora intorno alla tecnologia condivisa di Arduino. Così ci si rende conto che “sotto lo strato di polvere di cemento e amianto che copre il nostro parterre, piccole piante crescono”, e al tempo stesso si smaschera, al di là di facili nostalgie, quel mondo industriale scomparso che oggi così spesso rimpiangiamo.
Questa rubrica è stata pubblicata il 17 giugno 2016 a pagina 84 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati