**Phillip Deery e Mario Del Pero, **Spiare e tradire*
Feltrinelli, 254 pagine, 17,00 euro*
I lettori di Greene, Ambler e Le Carré non possono rinunciare a questo libro, che ricostruisce, con modi un po’ burocratici, le storie di otto casi famosi di spionaggio al tempo della Guerra fredda.
Di spie per i russi e di spie per gli americani, di spie inglesi, americane, australiane, sovietiche dall’una parte e dall’altra della cortina di ferro. Tra i casi più celebri quello di Kim Philby e del gruppetto di intellettuali britannici che lavorarono dagli anni trenta per la vittoria del comunismo, e quello dei coniugi Rosenberg, mandati alla sedia elettrica nel 1953 (il loro epistolario è il documento di una profonda storia d’amore tra i due, con i figli, con l’idea comunista).
I tre scrittori citati conobbero dall’interno il mondo delle spie e ne hanno mostrato i limiti e le assurdità e soprattutto la fragilità umana dei suoi adepti (è difficile reggere per anni al “grande gioco” delle menzogne e del sospetto), ma anche la stupidità e crudeltà delle agenzie come la Cia, e il peso dei cambiamenti politici dagli anni degli Alleati a quelli della minaccia atomica a quelli della coesistenza e del crollo dell’impero sovietico.
Le spie di cui si ricostruisce la storia ci appaiono come persone mosse ora da spinte ideologiche, ora da presunzione elitaria e ora da mera avidità. Poco eroiche, molto umane, nel consueto intrigo della politica e della scienza. E in giro, nessun James Bond.
Internazionale, numero 888, 11 marzo 2011
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