Vittorio Emiliani, Orfani e bastardi. Milano e l’Italia viste dal Giorno

Donzelli, 312 pagine, 23,90 euro

Enrico Mattei, uomo di punta dell’industria di stato, a partire dal 1956 finanziò un quotidiano che diventò il migliore dell’Italia negli anni della grande trasformazione, decisivo nella formazione di un’opinione pubblica nuova e sveglia finché ebbe direttori come Gaetano Baldacci e poi Italo Pietra.

Nel 1972, con Gaetano Afeltra, diventò invece un giornaletto corrotto e corruttore come tanti. Ne fa la storia un collaboratore che veniva dal Mondo e dall’Espresso e che passò poi ad altre testate, memorialista efficace della cultura italiana degli anni cinquanta e sessanta (Vitelloni e giacobini, Donzelli).

Al Giorno denunciarono il vecchio, il losco, l’inerte, investigando il nuovo e il prorompente, da Forcella a Bocca, da Soldati ad Arbasino, da Gadda a Jacovitti, dal giovane Pansa (oggi di destra) ad alcuni tra i migliori cronisti nella storia del giornalismo. Negli anni del boom e dei movimenti e poi degli scontri e delle stragi, Il Giorno fu uno strumento d’informazione e di civiltà. Lo uccise la destra democristiana, il potere di una classe dirigente responsabile delle malefatte che hanno spinto il paese in una crisi senza fine.

La minuziosa ricostruzione della vita e morte di un grande giornale sia di insegnamento agli spregiudicati giornalisti di oggi: di un’informazione libera e sana si ha più bisogno che mai, negli sbracati tempi della televisione e dei blog.

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