Gabriela Adamesteanu, L’incontro
Nottetempo, 384 pagine, 18,00 euro
Nell’anno 1986, un vecchio scienziato di nome Manu Traian, da tempo residente in Italia, è invitato a tornare per una conferenza nel suo paese natale, la Romania di Ceauşescu, per conto di un ente internazionale. È accompagnato dalla moglie tedesca, Christa.
Il viaggio in macchina, andata e ritorno, è il colloquio tra due vecchi, tra loro e con se stessi e tra un prima e un dopo, nel passato di Christa sotto il nazismo e la guerra, e di Traian tra distacco e reincontro con la realtà da cui proviene e che ritrova, di un regime e dei tipi umani che esso produce e sollecita, delle resistenze e delle adesioni e degli opportunismi e delle paure che produce, di un privato che è condizionato assolutamente dal pubblico.
Questo pubblico è anche e soprattutto controllo, polizia, spionaggio, e nulla dell’impossibile “ritorno a casa” del vecchio Traian deve sfuggire al regime.
Il modello indiretto per il personaggio di Traian è forse Dinu Adamesteanu, il grande archeologo romeno, zio della scrittrice, vissuto e morto in Italia, autore di scavi famosi, amico di Carlo Levi e altri meridionalisti. Ma la costruzione romanzesca dilata le esperienze e, se ne è perno una coppia di vecchi diversamente provati dalla storia, si fa necessariamente corale.
Adamesteanu, tradotta per la prima volta in italiano, è un nome nuovo e importante della letteratura europea.
Internazionale, numero 870, 29 ottobre 2010
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