Alex Wheatle, L’erba nera
Spartaco, 302 pagine, 16,00 euro
L’interesse di questo romanzo sta tutto nel suo tema, i tumulti londinesi del maggio 1981, assai simili a quelli esplosi nell’ultimo mese in più città britanniche, e aiuta a capirne le ragioni e le dinamiche. Seguendo dal 27 gennaio al 1 giugno 1981 nella periferia londinese di Acre Lane la vita quotidiana di alcuni giovanissimi, e in particolare di Lincoln soprannominato Biscuit, si scopre un mondo dove la lotta per la sopravvivenza è il primo problema.
Biscuit spaccia marijuana, ha una famiglia senza padre, una ragazzina che gli piace, amici che gli somigliano, ma deve confrontarsi anche con la polizia e con giovinastri più duri e già persi, nemici interni alla comunità. Commentata da citazioni di rapper e musiche del tempo, la sua maturazione trova un punto positivo nell’incontro con un vecchio rastaman guercio che nel finale buonista (retorico, non convincente) predica ai giovani, a rivolta finita, l’appartenenza all’identità africana e cita la parabola della pietra angolare. Wheatle ha in mente tanti scrittori del passato, neri e non neri, ma la sua scrittura somiglia troppo a quella di tanti altri libri, e delle scuole di scrittura, e il risultato è banale. Ma è indubbio il valore di questo romanzo come documento, l’aiuto alla comprensione di ciò che è accaduto in questi giorni.
Internazionale, numero 911, 19 agosto 2011
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