Ernst Wiechert, Missa sine nomine
Ancora, 350 pagine, 17 euro
Com’è riposante e consolante rileggere certi vecchi romanzi, dimenticando ogni tanto quelli affannosi e superficiali del nostro ambiguo presente!
Wiechert, un tempo notissimo e rivale di Mann, visse gli orrori della prima guerra mondiale e per la sua opposizione al nazismo fu nel lager di Buchenwald, ma ha costruito, secondo una vena postromantica e religiosa, romanzi che parlano più di anima che di corpo e i cui protagonisti incarnano e dibattono grandi problemi e scelte morali che sembrano astrarre dal realismo e dalla psicologia novecenteschi.
Dopo La vita semplice, Missa sine nomine è quello più rappresentativo. Vide la luce nell’anno della sua morte, e fu tradotto in italiano da Ervino Pocar sembrandoci un libro fuori tempo, oltre il tempo, anche se raccontava il ritorno a casa dalla prigione di un personaggio simile a Wiechert, i terribili e confusi primi tre anni del dopoguerra, il difficile distacco dal passato, la necessità di ricominciare una nuova storia.
Forse è stato Heinrich Boell l’unico scrittore ad aver preso qualcosa da Wiechert, ma questo romanzo resta comunque unico nel suo genere, con i suoi tre nobili fratelli e le loro vicende, e il ricco coro di personaggi significativi che li attorniano o con i quali si scontrano da un Natale all’altro, nella ricerca, molto ardua, di ritrovare la fiducia nell’uomo.
Internazionale, numero 921, 28 ottobre 2011
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