Mia Couto, Veleni di Dio, medicine del diavolo
Voland, 150 pagine, 13 euro
Couto, nato in Mozambico nel 1955, è uno dei maggiori scrittori africani, autore di un indimenticabile Terra sonnambula (Guanda). Torna a noi dopo un decennio con un romanzo strano, maturo, complesso e intrigante.
Nell’immaginaria cittadina di Vila Cacimba, detta Città della Nebbia, un giovane medico portoghese viene a cercare una ragazza del posto che ha conosciuto e amato a Lisbona e si fa prigioniero di una storia di “troppa trama e pochi personaggi”.
Che sono infine, con lui, i genitori della ragazza, ora lontana, Munda e il molto malato Bartolomeu, dilaniati da odio e amore, e “Suaecelencia”, un mediocre politicante.
Di rivelazione in rivelazione, scopriremo tutta un’altra storia da quella che i tre raccontano: tutti mentono, anche il giovane dottore, che infine se ne torna in patria, sconfitto.
Eros e malattia, solitudine e sofferenza, fragilità e durezza, inganno e verità rimandano ai contorti rapporti tra ex madrepatria ed ex colonia, ma si è soprattutto presi dall’abilità di Couto di intrecciare vicende complesse trascinandoci, come in un noir di classe, tra soffocanti tormenti che potrebbero sfociare, ma non accade, in nuove tragedie.
Un’apparizione finale, una ragazza macilenta, seminerà in giro i bianchi fiori cimiteriali detti “della dimenticanza”.
Internazionale, numero 927, 8 dicembre 2011
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it