William Trevor, Leggendo Turgenev

Guanda, 248 pagine, 17 euro

Ritorna William Trevor, e lo si legge sempre con ammirazione e commozione. Maestro del racconto nella linea di Čechov, Mansfield, del conterraneo Joyce dei Dublinesi e oggi di Alice Munro – è della scorsa settimana la proposta domenicale del Sole 24 Ore di tre racconti da Notizie dall’Irlanda – ha scritto romanzi non meno saldi nella costruzione e nella precisione, classicamente circoscritti intorno ad aneddoti semplici ma su sfondi temporali spesso vasti, come accade anche in Leggendo Turgenev. Che avrebbe potuto essere un racconto, ma non poteva non avere il respiro del romanzo.

È la storia semplice di Mary Jane, una ragazza di campagna mal maritata a un commerciante più vecchio di lei, e con due acide sorelle in casa, nel novecento. Mary Jane trova brevi momenti di felicità rifugiandosi in un cimitero di campagna abbandonato con un cugino malato che le legge i romanzi di Turgenev.

Alla sua morte, lei ne coltiva la memoria come se fosse un grande amore, scivolando in una pacifica follia, la sola rivolta che le è concessa: il prima e il dopo distinti nel romanzo di una vita che non può dar fiore né frutto, che non può vedere pienezza e maturazione, ma solo vivere il classico, antico intreccio di amore e repressione, condannata – come tante, come troppe – alla malinconia e alla solitudine.

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