Yuri Herrera,
La Nuova frontiera, 112 pagine, 14 euro
Nel 2003 La ballata del re di denari, opera prima di un giovane scrittore messicano, colpì per la visionaria capacità di raccontare il mondo dei narcos partendo da un intreccio “poliziesco” ma come fosse una ballata popolare. Più breve, Segnali narra di una ragazza che cerca e pratica un’autonomia tra modi machisti e idee anti.
Si fa postina dei trafficanti che operano al confine tra Messico e Stati Uniti per attraversare pericolosamente il grande fiume che lo segna come migliaia di clandestini, con lo scopo di ritrovare, su mandato della madre, il fratello fuggito. Il percorso d’iniziazione della ragazza Makina propone un ingresso tanto reale quanto metaforico nella nuova e ibrida cultura di messicani che non sono più tali né sono diventati davvero statunitensi, ma sono positivamente un’altra cosa: cambio di pelle e una terza lingua che non trascura la vecchia né la nuova, nuova umanità e nuova cultura.
“Sono compaesani e gringos e sono entrambe le cose con una forza quasi rabbiosa. Parlano in una lingua intermedia, un confine impalpabile fra ciò che sta scomparendo e quello che non è ancora nato” secondo “una metamorfosi sagace”. Meno riuscito del precedente, l’ambizione di
Segnali è tuttavia delle più necessarie e riguarda anche noi e i nostri immigrati.
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