Laura Barile, Le frontiere del Caucaso

Nottetempo, 116 pagine, 11,50 euro

È un libro di viaggio, un genere letterario frequentato più dagli uomini che dalle donne, anche se con grandi eccezioni. Non sono un entusiasta dei libri di viaggio, opera spesso di vagabondi danarosi e che hanno aperto la strada al distruttivo turismo di massa e all’omologazione del pianeta.

Laura Barile, ottima studiosa di letteratura italiana, racconta nel libro (con una lingua di rara bellezza, chi scrive più in un italiano come questo?) accompagnato da istantanee mai superflue, tre viaggi che, non gratuiti come di solito avviene, sono dei veri e propri pellegrinaggi civili.

La seguiamo così nel Caucaso inquieto degli scontri tra popoli, preda ieri e ancora oggi di mire imperialiste, nei cimiteri di El Alamein dove i morti di una decisiva battaglia sono divisi tra loro come lo erano da vivi, e ad Algeri, dove gli echi del conflitto con la potenza francese sono forti quanto gli attuali dissidi. Le letture vengono prima – è da quelle che si scelgono i posti – e dopo – per capire di più – e possono essere indifferentemente saggi memorie romanzi poesie: “I viaggi si portano dietro i libri. I libri sono il prolungamento del viaggio.”

Laura Barile ci ha regalato un libro raro e prezioso, perfetto per i lettori di Internazionale, che ridà la voglia di muoversi per interrogarsi e capire, piangere i morti e guardare ai vivi.

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