Nuto Revelli, Il popolo che manca
*Einaudi, 19,50 euro; *
Giacomo Mameli, Il forno e la sirena
Cuec Editrice, 10 euro
Due strani libri, utili a ricordare che il popolo italiano (con le sue gramsciane “classi subalterne” e certamente non il “popolo” berlusconian-renziano-grillino, castrato e vociante, in voga da anni) è stato bello e grande nelle sue sofferenze e nelle sue aspirazioni. Antonella Tarpino ha montato in modo inatteso e pregnante brani da Il mondo dei vinti (i contadini) e L’anello forte (le donne) estraendone un coro di voci degli anni del boom, ascoltate e raccolte da Revelli nelle montagne e campagne del cuneese, un repertorio di esperienze, opinioni, credenze, consuetudini, sogni, per ricordare ciò che siamo stati.
Giacomo Mameli, invece, ha riproposto, dal suo bel libro del 2007 La ghianda è una ciliegia, due vicende esemplari del tempo di guerra, quella di Vittorio Palmas Cazzai di Perdasdefogu, Sardegna, che fa cent’anni in questi giorni (auguri!) prigioniero nei lager tedeschi e polacchi (“il forno” di Bergen Belsen e di Auschwitz), e quella di Antonio Brundu durante i bombardamenti di Cagliari del 1943 (“la sirena” dell’allarme aereo). È bello, commovente e utile riascoltare queste voci senza retorica, nella loro mescolanza di disperazione e speranza, nella libertà e vitalità della loro lingua imbevuta di dialetto,
e confrontarle con le frastornanti chiacchiere dei nostri giorni.
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