Alex Shoumatoff, Leggende del deserto americano
Einaudi, 604 pagine, 26 euro

Non è un romanzo ma ne vale tanti, per l’ampiezza dei percorsi e la ricchezza delle storie. Maniacale cultore della sua materia, Alex Shoumatoff attraversa il sudovest statunitense in tutta la sua ampiezza, e ricostruisce il passato geologico e archeologico delle sue zone desertiche, ne racconta piante e animali e gli abitanti. Dai nativi, con le loro culture e le loro battaglie, a pionieri spesso infami alla Kit Carson delle mitologie bianche e coloniali e alla Los Alamos dei micidiali esperimenti atomici e ai narcos della frontiera con il Messico, ma anche i mistici, i cantori, coloro che furono affascinanti da quell’ambiente e paesaggio come da un fondo marino dalle atmosfere magicamente altre, che inquietano e incantano.

Nella sbalordente ricchezza dei riferimenti e degli incontri, delle vicende umane e anche politiche legate a quei luoghi (il capitolo più lungo è una storia a sé, un’inchiesta breve sulla morte di Leroy Jackson, un indiano d’America difensore dell’ambiente nemico degli speculatori) colpisce il racconto dell’acqua: la sua spasmodica ricerca e conservazione, le crudeltà che stimola, i culti che suscita, l’avidità delle grandi città che la sequestrano. L’autore è stato assistito nella stesura finale di questo libro (che ci ricorda altri “viaggi americani” stupendi come Lo zen di Pirsig o Strade blu di Least Heat-Moon) da “ben otto editor di talento”. Il risultato è eccellente.

Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2015 a pagina 74 di Internazionale, con il titolo “Cronache dalla frontiera”. Compra questo numero | Abbonati

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