Enrico Deaglio, Storia vera e terribile tra Sicilia e America
Sellerio, 214 pagine, 14 euro
Molti ex leader dei passati movimenti si sono riciclati nel giornalismo, un campo sicuro ma sempre meno attendibile. Hanno scritto tanto di inutile ma a volte anche cose buone, come questa. Racconta una storia terribile, ma frequente negli annali statunitensi.
Un medico uccide una capra di immigrati siciliani che ha sconfinato sul suo terreno, uno degli immigrati ferisce il medico, la popolazione acciuffa cinque siciliani (di Cefalù) e li impicca. Siamo a Tallulah, in Louisiana, nel 1899, tra bianchi, neri e italiani che hanno anche il torto di solidarizzare con i neri. Sei anni prima la popolazione infuriata di Aigues Mortes in Francia aveva massacrato dai 14 ai 20 e forse più italiani colpevoli di far concorrenza ai francesi (come racconta Il massacro degli italiani di Gérard Noiriel, Marco Tropea).
Le storie si ripetono, ma quelle americane hanno un sapore particolare, ché il linciaggio negli stati del sud era un’abitudine, quasi uno sport a danno soprattutto dei neri (e Deaglio fa bene a inserire in questa appassionata e ambiziosa, ampia e solida ricostruzione il testo di Strange fruit di Billie Holiday, che di questo parla). Era un’America barbarica (nel sud vennero linciate 4-5mila persone solo tra il 1887 e il 1907) ma perfettamente capitalista, ché sul fondo sempre di economia si tratta, di sfruttamento. Né fanno una bella figura i rappresentanti del governo italiano.
Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2015 a pagina 77 di Internazionale, con il titolo “Un linciaggio come tanti”. Compra questo numero | Abbonati
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