Antares. (Ivan Eder, Nasa)

“Tatooine”, lo ammetterete anche voi, è un nome piuttosto stupido per un pianeta, ma ci sono così tanti fan di Guerre stellari che qualche sfortunato mondo finirà per essere battezzato proprio in questo modo. Speriamo solo che i suoi abitanti, se mai ce ne fossero, non lo scoprano mai. Tutto sommato, però, assegnare nomi più accattivanti ai pianeti che orbitano attorno ad altre stelle è una buona idea.

Per esempio, esiste un esopianeta potenzialmente abitabile a soli sedici anni luce da qui che attualmente è noto con il nome di Gliese 832c. Come vi dirà qualsiasi agente immobiliare, risulterebbe molto più attraente se lo ribattezzaste “Nirvana”.

Esistono miliardi di miliardi di stelle, e solo trecento hanno nomi propri (Antares, Procione, Sirio) in tutte le lingue. Tra le altre, alcune portano il nome della costellazione a cui appartengono, con una lettera greca o un numero che le distingue (Alpha Centauri, 61 Cigno). La maggior parte però è solo un numero in un catalogo di stelle. Quello di Jerome Lalande, pubblicato nel 1801, aveva 47.390 stelle, quello di Henry Draper, pubblicato nel 1918, ne elencava 225.300.

Gliese 832 è stata menzionata in una lista di 3.803 stelle “vicine” (distanti fino a 72 anni luce) pubblicata per la prima volta da Wilhelm Gliese nel 1957 e da allora aggiornata diverse volte. La “c” è stata aggiunta due mesi fa, quando si è scoperto che intorno a Gliese 832 orbitavano dei pianeti. Tutto molto efficiente e ordinato, ma di sicuro non romantico. Perciò l’Unione astronomica internazionale (Uai) ha convocato i consiglieri, e il risultato è stato un concorso.

Il concorso NameExoWorlds, annunciato lo scorso anno, offrirà al pubblico di tutto il mondo l’opportunità di dare nomi più interessanti o quanto meno più facili da ricordare a circa 300 pianeti. A partire dal mese prossimo sarà inaugurato un sito sul quale i club di astronomia e altre organizzazioni non governative potranno registrarsi alla Uai, e a ottobre dovranno scegliere 25 o 30 pianeti per assegnare il primo giro di nomi.

A partire da dicembre, questi club e organizzazioni potranno proporre nomi per i pianeti e le loro stelle ospiti (solo un pianeta per ciascuno gruppo) e a marzo il pubblico potrà valutare le proposte con un voto online. Sono attesi più di un milione di voti.

I vincitori saranno annunciati all’assemblea generale della Uai che si terrà a Honolulu tra un anno, e Tatooine sarà sicuramente tra i vincitori, posto che George Lucas dia il suo permesso (potrebbero esserci dei problemi di diritti d’autore). Purtroppo per i fan di Star Trek, tra i nomi non potrà esserci Vulcan, perché era una divinità romana e i nomi di figure religiose non sono ammessi.

Le regole per il conferimento dei nomi elaborate dalla Uai sono la parte più interessante di tutta la faccenda. I nomi non possono essere più lunghi di sedici caratteri, devono composti da una sola parola e devono essere pronunciabili in alcune lingue note (ma non necessariamente nella vostra). Non devono essere volgari, non devono avere una natura commerciale e non sono ammessi i nomi di animali.

Cosa ancora più importante, non sono ammessi i nomi di persone viventi o di individui, luoghi o eventi famosi soprattutto per ragioni politiche, militari o religiose.

Immaginate che la regola della Uai fosse stata in vigore tra il cinquecento e il settecento, quando i marinai e i coloni europei cospargevano di nomi tutte le “nuove terre” delle Americhe e dell’Australasia. Niente New England, niente Melbourne e di sicuro niente El Salvador. Lo stesso vale per São Paulo, Los Angeles e Sydney.

Gli australiani hanno affrontato il problema nel 1856, cambiando il nome dell’isola sudorientale da Van Diemen’s Land (ex governatore delle Indie orientali olandesi) a Tasmania (Abel Tasman era un semplice esploratore, all’epoca già morto e sepolto). La Nuova Zelanda non avrebbe passato la verifica per il numero di parole, e il Nuovo Galles del Sud è semplicemente ridicolo.

Waterloo in Canada avrebbe dovuto sparire, così come Washington (città e stato) e Bolivia. Il problema più grande tuttavia è rappresentato dalle Americhe: due interi continenti battezzati con il nome di un individuo che era ancora in vita.

Amerigo Vespucci, nato a Firenze, si trasferì in Spagna nel 1492 e organizzò numerosi viaggi di esplorazione nel nuovo mondo per conto dei sovrani di Spagna e Portogallo. Nel 1507 il geografo tedesco Martin Waldseemuller gli riconobbe il merito di aver scoperto che quelle terre non facevano parte dell’Asia, come credeva Colombo, ma costituivano un enorme regione a sé stante, posta tra Europa e Asia.

Sul suo planisfero, quello stesso anno, Waldseemuller chiamò quella regione “America”, dalla traduzione latina (Americus) del nome proprio di Vespucci. Il navigatore però era ancora in vita (sarebbe morto nel 1512). Il nome si affermò, ma Waldseemuller aveva infranto le regole della Uai.

Non è mai troppo tardi per rimediare a un errore, ma che nome potremmo usare? Che ne dite di Nord Tatooine e Sud Tatooine? E, naturalmente, gli Stati Uniti di Tatooine.

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