Il trattato antimissile va protetto da Trump e Putin
L’ultima volta che ho scritto del trattato che vieta i missili nucleari a medio raggio è stato 31 anni fa. Allora ho davvero creduto che non avrei mai più dovuto affrontare questo noioso argomento. Sono proprio un illuso.
John Bolton, l’uomo dal cattivo carattere e dalla rigidità ideologica che si manda agli incontri quando non si vuole che un negoziato abbia successo, è appena stato a Mosca per dire di persona ai russi che il presidente Donald Trump sta per stracciare il trattato sulle forze nucleari a medio raggio (Inf).
In qualche modo ce lo potevamo aspettare dal nuovo consigliere alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dal suo impulsivo e malinformato capo, ma in questo caso i russi sono i primi ad avere delle responsabilità per avere permesso questa provocazione. È una di quelle occasioni, purtroppo frequenti, in cui da entrambe le parti ci sono degli idioti a guidare le danze.
Il trattato Inf, firmato nel 1987 dal presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, e dal suo collega sovietico, Michail Gorbačëv, vieta i missili terrestri balistici o cruise (da crociera) con una gittata compresa tra 500 e 5.500 chilometri. Quello che a quanto pare hanno fatto i russi è stato innestare su un lanciamissile terrestre un missile cruise navale, il Kalibr, che è consentito dalla legge e ha una gittata di quasi 2.500 chilometri.
Il Kalibr è un’arma piuttosto utile, che può sganciare sul nemico circa 500 chilogrammi di esplosivi convenzionali o una testata nucleare, anche se ha bisogno di almeno tre ore per raggiungere un obiettivo lontano 2.500 chilometri (i missili cruise viaggiano più o meno alla stessa velocità degli aerei di linea). Nel 2015 la Russia ha dato una dimostrazione di forza, lanciando dalle sue navi che si trovavano nel mar Caspio 18 Kalibr (dotati di testate convenzionali) contro alcuni obiettivi siriani.
La decisione di Putin potrebbe essere una mossa gradita a una specifica parte delle forze armate russe
Perché i russi dovrebbero voler installare questi missili su dei lanciamissili terrestri, violando così le regole dell’Inf? L’unica spiegazione plausibile è che esistano alcuni obiettivi cinesi che la Russia non può colpire con i suoi missili cruise navali (non esistono obiettivi statunitensi o della Nato che non possano già essere raggiunti da quelli lanciati da navi).
La cosa è plausibile, ma non logica. La Russia è perfettamente in grado di raggiungere tali obiettivi cinesi con dei missili balistici, sia via terra sia via sottomarina, che raggiungerebbero i suoi obiettivi molto più velocemente della nuova versione terrestre del missile cruise Kalibr, chiamato Ssc-8 dalla Nato.
Essere in grado di fare la stessa cosa in una terza e più lenta modalità non sembra giustificare il prezzo politico che una violazione del trattato Inf potrebbe provocare a tutta la Russia. Potrebbe tuttavia essere una mossa gradita a una specifica parte delle forze armate russe, che sarebbe così in grado di controllare questa terza modalità, dal momento che le rivalità tra diversi servizi di sicurezza in Russia sono altrettanto accese e stupide che negli Stati Uniti.
Gli Ss20 e i Pershing
Da un punto di vista occidentale il Kalibr/Ssc-8, per quanto illegale, non pone alcuna nuova minaccia. Il vero motivo che rese il trattato Inf necessario tre decenni fa era che, allora, i russi stavano introducendo dei missili balistici a medio raggio, gli Ss20 (un tempo famosi), che potevano raggiungere i loro obiettivi in Europa occidentale in pochi minuti.
Il confine tra la Nato e l’Unione Sovietica era allora circa 500 chilometri più vicino alle capitali occidentali di quanto non sia oggi, e c’erano grandi eserciti forniti di carri armati disposti da entrambi i lati della cosiddetta cortina di ferro. Un attacco russo ultrarapido, condotto con gli Ss20 a testata nucleare contro le basi terrestri e aeree degli eserciti della Nato, subito seguito da un’invasione a tutto campo, teoricamente avrebbe potuto avere successo (anche se solo un pazzo avrebbe tentato).
A ogni modo l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti preferirono negoziare e si accordarono, alla fine, per l’abbandono di tutti gli Ss20 sovietici e dei loro equivalenti statunitensi, i missili Pershing. Dal momento che gli Stati Uniti avevano schierato anche alcuni missili da crociera terrestri in Europa (al contrario dei russi), anche questi furono vietati dal trattato Inf. Quasi 2.700 missili furono distrutti e tutta la questione fu dimenticata per tre decenni. E non è che oggi sia veramente tornata d’attualità.
Non ci sono più grandi eserciti con carri armati pronti a entrare in Europa, e la guerra fredda è finita da un pezzo. I dettagli dell’equilibrio militare russo- statunitense interessano perlopiù gli esperti, che si guadagnano da vivere scoprendo alcuni squilibri e discrepanze che permetteranno ai loro clienti (militari) di richiedere nuove e più numerose armi con cui controbilanciare la nuova “minaccia”.
I russi hanno violato i patti sviluppando e testando i missili da crociera terrestri Kalibr/Ssc-8, ma non li hanno davvero messi in campo. Può darsi che non lo facciano mai, poiché la cosa non darebbe loro alcun vantaggio strategico significativo.
È questo il ragionamento che ha spinto l’ex presidente Barack Obama a protestare con i russi per la nuova arma nel 2014, ma non a ritirarsi dal trattato Inf. Quale sarebbe il vantaggio, a parte legalizzare quanto stavano facendo gli idioti dell’esercito russo?
Obama probabilmente aveva ritenuto che in carica al Cremlino ci fossero ancora delle persone adulte, e che queste fossero ancora impegnate in quello sforzo di contenimento degli entusiasmi arbitrari dei responsabili dell’esercito russo che ricorda quello con cui devono fare i conti i presidenti degli Stati Uniti quando hanno che fare con il Pentagono. Ma la Casa Bianca oggi ha un diverso inquilino.
(Traduzione di Federico Ferrone)