È stato davvero piacevole vivere in un pianeta dove la maggior parte delle grandi potenze non era incasellata all’interno di due alleanze dotate di armi nucleari e ostili l’una all’altra. Ma niente dura per sempre. Emergendo discretamente dall’oscurità, il successore della Nato ha fatto la sua prima apparizione pubblica venerdì 12 marzo su Zoom.

Il suo nome è Dialogo quadrilaterale sulla sicurezza: in breve Quad. Dovrebbe essere per la Cina ciò che la Nato (Organizzazione del trattato dell’Atlantico del nord) è stata per la vecchia Unione Sovietica: un’alleanza con funzione di deterrenza e contenimento nei confronti del “malvagio regime”, che oggi ha sede a Pechino, fino al suo crollo.

I quattro paesi del Quad hanno tutti combattuto la Cina negli ultimi 75 anni: Stati Uniti e Australia (nella guerra di Corea), Giappone (prima e dopo la seconda guerra mondiale) e India (in sporadici conflitti di frontiera).

Attori principali e comparse
È stato il guerrafondaio ex primo ministro giapponese Shinzo Abe a proporre per la prima volta il Quad 1.0 nel 2007, ma i nuovi leader australiano, statunitense e giapponese lo avevano poi accantonato nel 2008. A rilanciarlo nel 2017 è stato Donald Trump, nel quadro della sua politica anticinese, e stavolta anche gli altri attori si sono mostrati disponibili. Joe Biden ha appena annunciato di essere anche lui pronto a partecipare al Quad 2.0.

Anche buona parte dei “soliti sospetti” (gli altri paesi della Nato) vogliono aderirvi come attori principali, o perlomeno come comparse: una nave da guerra canadese è salpata verso lo stretto di Taiwan a dicembre, mentre Regno Unito, Francia, Germania e Paesi Bassi ne invieranno una nella regione indo-pacifica quest’anno.

Questa nuova alleanza fornirà posti di lavoro a una generazione di militari professionisti in molti paesi

La “Nato asiatica” si sta quindi davvero preparando a una lunga guerra fredda e/o una possibile guerra per i prossimi decenni? Tutte le potenze coloniali del mondo, a parte Israele e forse la Russia, sarebbero coinvolte in questo scontro, ed esistono molti più motivi di tensione potenziale nella regione asiatico-pacifica di quanti ne siano mai esistiti in Europa.

Questa nuova alleanza fornirà posti di lavoro a una generazione di militari professionisti in molti paesi e una ragione strategica per riversare denaro nelle loro industrie degli armamenti. Ma il motore di questa dinamica non sono solo le “valutazioni delle minacce”, tradizionalmente allarmistiche, dei militari.

Non c’è assolutamente prova che Pechino pianifichi alcun tipo d’invasione (se si esclude Taiwan, che tutti i paesi del Quad riconoscono essere tecnicamente parte della Cina). In realtà, se si escludono piccole scaramucce di confine, nessun regime cinese, comunista o meno, ha mai invaso alcun paese da secoli. E quindi perché quest’allarmismo?

Il nemico potenziale dai sumeri a oggi
La questione ha qualcosa di più antico e profondo. È l’antichissima strategia dell’“equilibrio dei poteri”, apparsa all’epoca delle città-stato sumere del 2.500 avanti Cristo, e che ha dominato la politica internazionale per la maggior parte del tempo da allora fino a oggi.

Tutte le principali potenze di una data regione (la Mesopotamia 3.500 anni fa) o continente (l’Europa 350 anni fa) o perfino del mondo (Nato contro Unione Sovietica 35 anni fa) vedono tutte le altri grandi potenze come un nemico potenziale. E la storia c’insegna che gli amici di oggi possono diventare i nemici di domani, e che conviene quindi essere sempre più forti degli altri.

Pechino dovrebbe comportarsi in maniera assolutamente angelica per impedire che gli altri si coalizzino

I paesi si preoccupano in particolare che una grande potenza emergente possa diventare così forte da far saltare il banco – come nel caso della Spagna nel diciassettesimo secolo, della Francia nel diciottesimo, del Regno Unito nel diciannovesimo, della Germania a inizio del ventesimo, della Russia più tardi sempre nel ventesimo – e stringono quindi alleanze contro di essa.

Questi accordi si sono solitamente risolti in grandi guerre, anche se molto meno negli ultimi tempi: quarant’anni di guerra fredda contro l’Unione Sovietica sono finiti senza una guerra mondiale. Adesso la crescente potenza della Cina è tale da riavviare questa dinamica. E Pechino dovrebbe comportarsi in maniera assolutamente angelica per impedire che gli altri si coalizzino come si faceva ai vecchi tempi.

Ci sono aspetti del regime comunista cinese che sono effettivamente “malvagi”: il suo comportamento verso le minoranze etniche in Xinjiang e in Tibet, per esempio, e anche contro i suoi stessi dissidenti. Anche il mancato rispetto dei trattati a Hong Kong e la costruzione di basi militari su isole contese nel mar Cinese meridionale, in sprezzo del diritto internazionale, non sono esattamente “misure che rafforzano la fiducia”.

Ma non c’è nessun bisogno di questa alleanza Quad. Pensare oggi che la Cina possa invadere altri paesi al di là dei suoi confini (a parte Taiwan, naturalmente) è inverosimile quanto pensare che l’Unione Sovietica avrebbe mai davvero considerato d’invadere la Germania Ovest. Il Quad è uno spreco di tempo e risorse e (viste le armi nucleari e i loro molti detonatori) un rischio non necessario.

Solo un pensiero a margine. I consiglieri di Biden sono abbastanza astuti da capire che: a) con i suoi attuali leader la Cina invaderà prima o poi Taiwan ed è destinata a vincere; b) che sarebbe pericoloso e suicida da parte degli Stati Uniti intervenire; c) che tutti gli alleati presenti e potenziali di Washington pensano la stessa cosa?

In tal caso il loro vero obiettivo potrebbe essere quello di condividere le colpe: forse preferiscono essere solo uno dei paesi del Quad che abbandona Taiwan, invece che farsi carico di tutta la responsabilità?

Ma dubito siano così intelligenti.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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