In India si riaccendono le accuse reciproche tra indù e musulmani
Come sanno tutti, gli dèi sono permalosi. Sia le molte divinità dei pantheon classici – greco, romano, indù – sia le gelose divinità uniche dei monoteismi – giudaismo, cristianità, islam. Basta criticarli in un qualunque modo, e ti puniranno severamente. O almeno lo faranno i loro seguaci terreni.
Questi ultimi si considerano il braccio esecutivo della potenza delle loro divinità, che, per un qualche caso misterioso, agiscono solo tramite la mano degli esseri umani: aspettarsi una diretta punizione divina dei critici è da femminucce. Gli zelanti fedeli esprimono uno sdegno incontrollabile, e attaccano chi ha attaccato il divino. Come, per esempio, accade oggi in India.
Il partito al potere Bharatiya janata party (Bjp), il Partito del popolo indiano, è una formazione nazionalista indù, il cui obiettivo è trasformare l’India in un paese confessionale, nel quale tutte le minoranze religiose abbiano una cittadinanza di seconda classe. Il principale obiettivo sono i musulmani, il 15 per cento della popolazione: quasi 200 milioni di persone in tutto.
I musulmani sono l’obiettivo più adatto perché molto tempo fa i loro antenati della dinastia Moghul conquistarono l’India e la governarono per molti secoli. Agli occhi degli estremisti indù l’India è una “civiltà ferita”, e l’“infezione musulmana” deve essere purgata per ripristinare la salute di una società realmente indù.
Sono stati l’odio e la paura nei confronti dei musulmani a portare al potere il Bjp
Tutto questo viene affermato ignorando però che la maggioranza dei musulmani indiani discende non da conquistatori stranieri ma da persone del luogo convertite all’islam, per motivi religiosi o pratici, durante i molti secoli di dominio musulmano. Si ignora anche il fatto che oggi i musulmani indiani posseggono meno ricchezza e istruzione degli indù. Ma più che altro si sorvola volontariamente sul fatto che gli ultimi conquistatori dell’India siano stati i britannici, che hanno lasciato un’impronta ancora più forte sul paese ma non vengono usati come capro espiatorio perché non sono più in India, e perché sono stati loro a spianare la strada all’ascesa degli indù in politica, rovesciando il potere dei mogul.
Sono stati l’odio e la paura nei confronti dei musulmani a portare al potere il Bjp, e per continuare a fomentare i suoi sostenitori il partito deve costantemente trovare nuovi scandali da attribuire all’islam. L’ultimo è stato la “scoperta” che una moschea storica nella città di Varanasi, uno dei siti più sacri dell’induismo, sarebbe stata costruita sulle rovine di un tempio indù. Come l’hanno scoperto? Perché il bacino per le abluzioni della moschea contiene una fontana che potrebbe, se osservata con la giusta luce e con gli occhi socchiusi, essere interpretata come una manifestazione di una shivling o shiva linga: una pietra intagliata che simboleggia l’essenza ineffabile di Siva, dio della distruzione e dell’ascesi .
Perché musulmani di così tanto tempo fa avrebbero incorporato un simile simbolo nel bacino delle abluzioni della moschea rimane un mistero, ma il Bjp ha subito fatto sua questa rivendicazione. Altre moschee sono state distrutte da gruppi inferociti di sostenitori del Bjp con motivazioni altrettanto pretestuose, e così vari portavoce musulmani si sono subito schierati a difesa del luogo di culto.
Marcia indietro petrolifera
Uno di loro, discutendo in televisione con la portavoce nazionale del Bjp, Nupur Sharma, avrebbe usato parole irrispettose a proposito di Siva. Quali mai potrebbero essere state? Ha detto forse che ha troppe braccia? Che tende un po’ troppo a distruggere le cose? Potremmo non saperlo mai. Il filmato è stato reso “indisponibile”. Sta di fatto che Sharma, sentendosi irragionevolmente provocata, ha risposto lanciando calunnie sul profeta Maometto. Dal momento che la cosa potrebbe essere una minaccia alla mia vita, non le riporterò, ma riguardavano l’età della moglie più giovane del profeta, Aisha. È tutto scritto nel Corano.
La religione è usata come un’arma, con modalità che hanno già portato a dei massacri e potrebbero condurre a un genocidio
Quanto a Sharma, è stata improvvisamente declassata da portavoce nazionale a “elemento marginale” del partito e sospesa dal Bjp, almeno per un po’. Il portavoce del Bjp a Delhi, Naveen K. Jindal, che ha twittato il suo sostegno a Sharma, è stato espulso. Il Bjp sta quindi voltando pagina? Niente affatto. Sta facendo freneticamente marcia indietro solo per placare la rabbia dei paesi musulmani del Golfo. Ricchi di petrolio, forniscono la maggior parte del carburante consumato dal paese e impiegano milioni di lavoratori indiani. La guerra del Bjp all’islam è solo per scopi interni.
Allo stesso modo gli stati del Golfo continueranno volentieri a ignorare il comportamento del governo indiano in patria in cambio di finte scuse, così come ignorano l’oppressione della Cina sui musulmani dello Xinjiang, continuando a vendere a Pechino il loro petrolio. Le dimensioni di quest’ipocrisia lasciano senza fiato, ma sono anche tristemente familiari.
E niente di tutto questo dimostra che religioni rivali siano incompatibili. Le società multireligiose hanno prosperato pacificamente sia nel passato sia nel presente, anche se ogni fedele deve necessariamente credere che chi segue un’altra fede abbia totalmente, addirittura catastroficamente, torto. Un po’ di buona educazione può fare molto.
Anche il senso dell’umorismo aiuta. “L’architettura moghul è incredibile! Cominciano sempre costruendo un antico tempio indù nel seminterrato”, ha twittato un musulmano indiano, smentendo la narrazione del Bjp senza una sola parola di rabbia. Ma in India le cose si stanno mettendo male: la religione viene trasformata in arma con modalità che hanno già portato a dei massacri e potrebbero condurre a un genocidio.
(Traduzione di Federico Ferrone)