Kim Jong-un in visita a un’azienda agricola. (Kcna/Reuters/Contrasto)

Qualche giorno fa l’ennesima notizia raccapricciante proveniente dalla Corea del Nord – il paese da cui per definizione difficilmente arrivano informazioni verificabili – ha fatto il giro del mondo. Hyon Song-wol, cantante di un gruppo musicale nordcoreano ed ex fidanzata di Kim Jong-un, sarebbe stata arrestata e fatta ammazzare con una raffica di mitragliatrice insieme a una decina di suoi colleghi, colpevoli di aver girato dei filmini porno tra di loro e averli poi venduti clandestinamente in Cina. All’esecuzione avrebbero assistito i familiari dei condannati a morte e i loro colleghi e dietro potrebbe esserci la mano di Ri Sol-ju, ex membro della stessa band e oggi moglie di Kim Jong-un.

Questa la storia diffusa dal Chosun Ilbo, uno dei principali quotidiani sudcoreani, citando generiche “fonti cinesi”. L’occasione era ghiotta e gli ingredienti per stuzzicare la curiosità dei lettori e provocarne lo sdegno c’erano tutti: il giovane tiranno del paese più recluso al mondo, la sua ex amante, l’attuale moglie, il sesso, la gelosia, un’esecuzione in piazza. Roba a metà tra la cronaca internazionale e il gossip con cui i siti e i giornali di mezzo mondo sono andati a nozze.

I più cauti hanno dato la notizia tra molte virgolette premettendo, come si fa con qualsiasi informazione non confermata e come in genere accade con le storie che arrivano dalla Corea del Nord, “si dice che”, “a quanto pare”, “secondo fonti non verificabili”. In generale i siti statunitensi e britannici hanno scelto questa strada.

Ma in alcuni casi, in particolare sui mezzi d’informazione italiani, l’indicativo ha sostituito il congiuntivo spazzando via ogni ombra di dubbio. L’unico elemento su cui nemmeno i più risoluti nel dare la notizia metterebbero la mano sul fuoco (e perché mai?) è il ruolo dell’attuale moglie di Kim, anche lei cantante, nella condanna a morte. Almeno sul fatto che dietro la fucilazione di Hyon e degli altri musicisti ci sia il suo zampino è concesso il beneficio del dubbio. Un esempio lo dà la versione italiana dell’Huffington Post che attacca così (sic): “La ex fidanzata del -ormai noto alle cronache- leader nordcoreano Kim Jong-un, la cantante Hyon Song-wol è stata fucilata pubblicamente lo scorso 20 agosto per aver violato le ferree regole del Paese contro la pornografia”, mentre il pezzo nella versione americana esordiva così: “Unconfirmed reports claim the ex-girlfriend of North Korean leader Kim Jong Un was executed by firing squad along with 11 others”. Anche Corriere, Repubblica e Stampa, per citare i più importanti, non sono stati da meno e sono usciti con articoli a mezza pagina che raccontano la vicenda dandola per certa.

Non è possibile dire se questa storia sia vera o se sia un’invenzione, e nell’incertezza la cautela dovrebbe essere d’obbligo, almeno per rispetto nei confronti dei lettori. Business Insider si è preso la briga di interpellare alcuni esperti di Corea del Nord, tutti molto scettici sull’autenticità della notizia. Soprattutto tenendo conto del fatto che è stata data da un quotidiano molto vicino al governo della Corea del Sud – un paese ancora tecnicamente in guerra, dove la macchina della propaganda funziona a pieno regime – non nuovo alla pubblicazione di notizie sul Nord poi rivelatesi false.

Di fronte a quest’ambiguità le possibilità per i giornali erano due: ignorare la notizia perché troppo debole, lanciata da un quotidiano apertamente schierato e non confermata da nessun’altra fonte, oppure chiudere un occhio sulla deontologia e lanciarla a tutta pagina con titoloni ad effetto. C’è chi ha ceduto alla tentazione, salvo poi ritornare sui suoi passi. Le Monde ha pubblicato la notizia sul suo sito il 29 agosto e ha poi aggiunto, il giorno dopo, una nota di scuse per aver pubblicato una notizia “la cui fonte, il Chosun Ilbo, è troppo vicino alla propaganda sudcoreana contro il Nord ed è quindi da prendere con la dovuta cautela”.

Junko Terao è l’editor di Asia e Pacifico di Internazionale. Su Twitter: @junkoterao

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