Ventotto giornalisti raccontano la campagna elettorale nel proprio paese in vista delle elezioni europee del 26-29 maggio 2019. La serie è realizzata in collaborazione con VoxEurop.

I greci vogliono restare nell’Unione europea. E amano votare. Queste sono le uniche due certezze. Sembrano passati decenni dal controverso referendum con cui, nel 2015, gli elettori avevano bocciato le misure di austerità aggiuntive imposte dai tedeschi e dal Fondo monetario internazionale in cambio dell’estensione del piano di salvataggio per il paese. All’epoca il primo ministro Alexis Tsipras aveva dichiarato che l’esempio greco dimostrava che “la democrazia non può essere ricattata. La Grecia ha preso una decisione coraggiosa che cambierà il dibattito in Europa”. La storia ha dimostrato che si sbagliava.

Il terzo piano di risanamento economico per la Grecia, leggermente meno doloroso dei precedenti, è partito il 19 agosto 2015 e si è concluso il 20 agosto 2018. In totale il governo greco ha ricevuto 61,9 miliardi di euro di aiuti dal Meccanismo europeo di stabilità (Esm). In cambio dell’assistenza finanziaria il governo greco ha dovuto approvare diversi provvedimenti improntati all’austerità e riforme strutturali per risolvere i problemi economici del paese. Dopo il 2015 il popolo greco ha compreso che l’Unione europea è come l’hotel California: puoi andare via, ma non vorrai mai farlo.

Spettacolo sgradevole
Nelle ultime settimane il conflitto tra il governo di Syriza e il principale partito d’opposizione, Nuova democrazia, ha offerto uno spettacolo abbastanza sgradevole. Non c’è da stupirsi. La Grecia di oggi abbonda di drammi inutili in cui ogni confronto diventa una battaglia personale.

Il dibattito in vista delle elezioni europee si concentra sulle problematiche interne. Di Europa non si parla mai. Sia il primo ministro Alexis Tsipras sia il leader di Nuova democrazia Kyriakos Mitsotakis (considerato il favorito da tutti i sondaggi) hanno tirato fuori le armi pesanti, e anziché discutere i problemi del paese preferiscono diffamarsi a vicenda e parlare di scandali e corruzione.

Non c’è dubbio che l’esito delle recenti elezioni in Spagna abbia alimentato le speranze del centrosinistra

Questa situazione può essere spiegata dal contesto politico greco. I greci non votano dal settembre 2015 e le prossime elezioni legislative sono dietro l’angolo, a ottobre. Anche se Mitsotakis smettesse di ripetere che le elezioni europee sono un referendum sull’operato di Syriza, in Grecia tutti sanno che il voto sarà una prova generale della battaglia delle elezioni legislative.

In un momento in cui l’estrema destra si prepara a sfondare in molti paesi europei e il centrodestra perde terreno cercando di conservare la base e minimizzare le perdite, non c’è dubbio che l’esito delle recenti elezioni in Spagna abbia alimentato le speranze del centrosinistra. Un paese dell’Europa meridionale più solido della Grecia ha premiato il Partito socialista e permesso ad altre forze di sinistra di entrare nella coalizione di governo. Il Partito popolare spagnolo è crollato, e gli analisti sono convinti che la minaccia dell’estrema destra spagnola abbia favorito la sinistra.

Battere il vecchio sistema corrotto
Ispirandosi alla situazione spagnola, Syriza spera di conquistare gli elettori delusi del Kinal (discendente dei socialisti del Pasok) presentando Nuova Democrazia come una fazione di neoliberisti sempre più tendente verso l’estrema destra. La chiave della strategia di riposizionamento di Tsipras è presentarsi come leader di una “alleanza progressista” della sinistra decisa a scongiurare “la restaurazione” del vecchio sistema corrotto.

Nel dibattito elettorale tendono a prevalere le problematiche economiche

L’affluenza si prevede più alta rispetto al 2014 (59,3 per cento). La Grecia porterà al parlamento europeo 21 eurodeputati. Quest’anno le elezioni europee coincideranno con il primo turno delle elezioni comunali. Il voto per il parlamento europeo sarà uno dei quattro in programma nella stessa giornata. Per la prima volta voteranno anche i diciassettenni. In totale gli elettori saranno 500mila in più rispetto al 2014.

Oltre a questo “racconto di due partiti”, sarà fondamentale il risultato dei neonazisti di Alba dorata. Il procedimento penale a carico del partito, vicino alla conclusione, è considerato uno dei più importanti nella storia moderna della Grecia ed è stato descritto come “il più grande processo contro il crimine fascista dai tempi di Norimberga”. Alla sbarra ci sono 69 imputati, tra cui 18 parlamentari eletti nelle liste di Alba dorata.

In ogni caso la sfida che attende la Grecia non riguarda solo la lotta contro il nazionalismo e l’estremismo di destra, ma anche la possibilità di liberare la democrazia dalla morsa fredda e inefficace della tecnocrazia. Il controllo sociale e politico, la responsabilizzazione della politica, la partecipazione e il coinvolgimento popolare, la lotta contro la disinformazione, la riduzione della disuguaglianza e la giustizia sociale sono temi purtroppo assenti dal dibattito elettorale, in cui tendono a prevalere le problematiche economiche.

I cittadini di 28 paesi nella seconda democrazia del pianeta si preparano per un voto decisivo per il loro futuro comune. La notte sembra buia e piena di terrore. Speriamo solo che non ci siano i draghi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Ventotto giornalisti raccontano la campagna elettorale nel proprio paese in vista delle elezioni europee del 26-29 maggio 2019. La serie è realizzata in collaborazione con VoxEurop.

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