La tipica accusa rivolta a chi ha da poco compiuto trent’anni è che passiamo il nostro tempo chiusi nello scantinato dei nostri genitori per sfuggire alle finanziarie che prestano i soldi agli studenti, o a preparare pappe per i nostri gatti. La risposta, prevedibile, è che è facile parlare così se hai potuto studiare all’università gratuitamente, ottenere un lavoro stabile, contare su un sistema previdenziale efficace a cui appoggiarti e la casa che hai comprato a pochi spiccioli nel 1972 oggi vale un milione di sterline.

La maturità non è qualcosa che puoi comprare o contrattare. Molte persone di una certa età presumono che avere un coniuge, una casa e una station wagon significhi automaticamente essere adulti meritevoli di rispetto. Ma la maggior parte dei giovani di oggi non può permettersi niente di tutto questo, dunque dobbiamo accontentarci di lavorare sulle nostre inclinazioni e cercare di costruire un futuro che non sia troppo infernale.

Un stretta finestra di tempo
Quando ho cominciato a scrivere i miei articoli da ragazzina arrabbiata per questa rivista avevo 23 anni. In qualche modo era prevedibile che avessi quell’atteggiamento. Tutti mi dicevano che dopo qualche anno avrei messo la testa a posto e avrei imparato ad amare il tardocapitalismo e a fare lunghe tirate sui giovani che non si rendono conto di essere nati in un ambiente privilegiato. Non è successo. Mentivano, ancora una volta. Per una scrittrice, naturalmente, c’è una finestra di tempo molto breve in cui le tue opinioni contano davvero, una finestra compresa tra quando sei una “ragazzina sciocca” e una “vecchiaccia rancorosa”. Sono convinta che per me la parentesi si sia chiusa in un martedì del 2016, mentre ero sotto la doccia.

La verità è che siamo governati da una schiera di bambini raggrinziti

Ora sto serenamente abbracciando la mia condizione di vecchiaccia rancorosa e apprezzo la vera maturità in tutti i suoi aspetti. Nel momento in cui la riconoscerò all’interno della politica tradizionale, la sosterrò senza esitare. Sfortunatamente, la maggior parte delle persone mature che conosco hanno la mia età o sono addirittura più giovani.

La verità è che siamo governati da una schiera di bambini raggrinziti. Le politiche portate avanti dal centrodestra e dai resti della sinistra neoliberista sono ottuse, egoiste e infantili. Come altro definire la cieca insistenza sull’idea che possa ancora funzionare la stessa ideologia responsabile del crollo dell’economia mondiale di dieci anni fa, accompagnata da una spolverata di esasperato e rumoroso nazionalismo? I nostri leader politici hanno le protezioni e la mancanza di lungimiranza dei bambini, senza però la loro fantasia e la loro dolcezza. Se vi dicessero che il ministro delle finanze Philip Hammond apprezza la meraviglia e la magia dell’infanzia il primo istinto sarebbe quello di chiamare la polizia.

I tory hanno un problema con i giovani. Il problema è che i giovani li odiano e non vogliono votare per loro. È un problema che i vari leader del partito hanno rinviato con atteggiamento infantile finché non hanno più potuto evitare l’“estinzione naturale”, un’espressione orrenda per definire il fatto che gli elettori fedeli su cui scommettono continueranno a morire uno dopo l’altro, a prescindere dai loro tentativi di soddisfarli blindando le loro pensioni.

Ora, a quanto pare, i tory vogliono conquistare i giovani, ma pensano di poterlo fare con un rinnovamento di facciata e una manciata di slogan. Sono appostati come artisti dell’abbordaggio in una discoteca all’ora di chiusura mentre cercano disperatamente qualcuno sotto i trent’anni con cui non siano già andati a letto. Forse avrebbero dovuto pensarci prima di triplicare la retta universitaria, distruggere lo stato assistenziale e dare fuoco al pianeta.

Melliflui palpeggiatori
Naturalmente ci sono sempre alcuni ritorni al passato. Mentre la prima ministra si imbarca nell’ennesima, imbarazzante tornata di discussioni sulla Brexit – che il 70 per cento degli elettori tra 18 e 34 anni ha bocciato – ci assicurano che i tory stanno cercando le loro “giovani stelle” a cui passare il testimone. Il problema è che i giovani tory di oggi sono (sto cercando un modo educato per dirlo) una banda di melliflui palpeggiatori che si masturbano ossessivamente e di nascosto davanti a un ritratto di Margaret Tatcher. Le loro menti sono prive di qualsiasi immagine che non siano i loro eleganti vestiti e il loro potere. Hanno la faccia paonazza, come fossero strangolati da cravatte universitarie culturalmente irrilevanti, con le macchie del capitalismo finanziario ben visibili sulle loro guance lisce e rosee. Hanno già biglietti da visita pronti per un futuro che non arriverà mai. Lasciateli perdere.

Tra l’altro non è detto che i giovani vogliano votare per i giovani. A conquistare questa generazione solenne e apparentemente orfana sono i politici che si comportano, stranamente, da persone mature. Non gli adulti che ti urlano addosso pretendendo un rispetto che non si sono mai guadagnati, ma gli altri, quelli che possono analizzare una situazione andando oltre i loro interessi personali.

Questa è precisamente l’impressione che danno (giusto o sbagliato che sia) Bernie Sanders e Jeremy Corbyn. È l’impressione di una vera maturità, che non può prescindere da una buona dose di lungimiranza altruistica. Quando Corbyn sostiene di essere personalmente contrario alla monarchia, ma di comprendere che poche persone condividono la sua idea e dunque di essere disposto a mettere da parte la faccenda, noi gli crediamo. Sembra che ancora non sappia molto dei social network, ma probabilmente è davvero gentile e rispettoso con i ragazzi che li gestiscono per lui.

Il governo, nel frattempo, ha sicuramente “abbordato” una manciata di hipster offrendogli l’affitto gratis in un magazzino sotto Whitehall e chiedendogli in cambio una mitragliata di meme accattivanti.

Non è difficile capire cosa piace ai giovani. I giovani amano gli alloggi sicuri, l’istruzione a prezzi abbordabili, gli stipendi equi e, sfortunatamente per i tory, il socialismo. Fare progetti per il futuro e prendersi cura dei giovani significa accettare l’inevitabilità del proprio invecchiamento e della propria morte. Purtroppo, la generazione di Peter Pan attualmente aggrappata confusamente al potere non sembra assolutamente pronta a farlo. Queste persone non hanno mai accettato che dopo di loro il mondo continuerà a esistere, una consapevolezza fondamentale per considerarsi adulti. È per questo che oggi spetta ai giovani fare gli adulti.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è stato pubblicato dal settimanale britannico New Statesman.

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