Mi arriva un’email da Skyscanner, un motore di ricerca viaggi. Titolo: “Profezia maya provoca ondata di ricerche voli di sola andata”.

Di solito butto subito queste email non richieste, ma questa era così demenziale che l’ho letta fino in fondo. Nel testo che seguiva, la notizia era ridimensionata. Pare che ci sia stato un boom di ricerche di voli di sola andata dall’Italia, per la settimana che va dal 14 al 20 dicembre, verso due mete: il sud della Francia e la Turchia. Sono mete significative per chi crede che il mondo finirà il 21 dicembre, spiegava l’email, perché i villaggi sperduti di

Bugarach (nei Pirenei francesi) e Şirince (in provincia di İzmir) sono stati indicati come possibili rifugi antiapocalisse per la loro “energia positiva”.

Incuriosito e inorridito, vado alla ricerca di altre “mayalate”. Quasi subito ne trovo una. Hawkins Hideaway, un condominio di case vacanza nel bizzarro villaggio bavarese di Leavenworth (slogan: “Wilkommen in Leavenworth”), nello stato di Washington, ha lanciato un’offerta speciale: “Venite per il weekend e se venerdì finisce il mondo, sabato mattina vi rimborseremo tutti i soldi”. Spiritosi, questi bavaresi americani.

Non finisce qua. Undici hotel nella “Riviera maya” offrono un soggiorno gratis la notte del 21 dicembre a quelli che prenotano almeno tre notti. Il sito statunitense di articoli per feste Party city sta offrendo dei set da end of the world composti da piatti e bicchieri di carta decorati con simboli maya, maracas e altri gingilli tristissimi, per “finire con il botto, o almeno con una festa a tema”. Il sito Doomsday party 2012 suggerisce una serie di cocktail pensati appositamente per l’apocalisse, dallo Shuffling zombie (lo zombie trascinapiedi) a The four horsemen ride again (I quattro cavalieri dell’apocalisse di nuovo in sella).

Non sarà che ci aspettiamo troppo da questi maya? Arrivare al 21 dicembre 2012 - la fine, secondo qualcuno, del ciclo del calendario maya - era già impegnativo per un popolo che raramente superava i cinquant’anni di età. Anche perché i calendari devono pure finire, a un certo punto. Quello iCal, per esempio, finisce il 31 dicembre del 9999, ma non credo che nessuno scambierebbe un’impostazione del sistema operativo Mac per una profezia di Steve Jobs.

Guai però a sottostimare la disponibilità delle persone a farsi prendere in giro, soprattutto dai politici. Le mayalate, purtroppo, non finiranno il 21 dicembre.

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